La cultura della mobiltà in Lombardia dall'età moderna a quella contemporanea: migrazioni, viaggi, scoperte, scambi commerciali e culturali. Indagini locali e regionali, sondaggi nella bibliografia nazionale, identificazione di fonti archivistiche e bibliografiche, ricerca di casi di studio all'estero.
Progetto Per quanto la prospettiva regionale sia stata adotata ormai largamente nella storiografia sull'emigrazione italiana, la Lombardia risulta come un'anomalia, poiché "malgrado sia stata una delle zone che hanno aperto la strada alla grande emigrazione della seconda metà dell'Ottocento, ha dedicato a questo pezzo della sua storia economica e sociale scarsissima attenzione", come ha annotato Ercole Sori nel 1998, sulla base del panorama storiografico che da allora non ha registrato importanti novità. Alla ricchezza della documentazione non ha infatti ancora corrisposto una adeguata attività di ricerca, che ha piuttosto privilegiato il ruolo attrattivo dei flussi migratori svolto da molti centri regionali.
Con oltre cinquecentomila espatri fra il 1876 e il 1900, la Lombardia risultava al quarto posto fra quelle più intensamente mobili del nostro paese, dopo Veneto, Friuli e Piemonte, con il 9,9% degli emigranti. Ancora nel primo quindicennio del Novecento essa ha fornito il 9,4% dell'intera emigrazione dalla penisola e le pratiche migratorie non sono cessate nel corso del secolo. A tale dimensione numerica dell'esodo, che rimanda a un importante passato migratorio precedente all'unificazione politica del paese, alimentato anche dalle vicende dell’esilio politico, si è accompagnato un ruolo di crocevia di mobilità svolto da molti centri regionali, e anche la diffusa presenza di istituzioni dedite alla tutela e al soccorso degli emigranti. La persistenza anche in età contemporanea di continui scambi di saperi, di idee e di capitali che hanno segnato la storia della regione ne fanno il laboratorio ideale per indagare il ruolo della mobilità nel nostro paese nella dimensione diacronica della lunga durata
Nei confronti della vastità geografica della diaspora lombarda, occorre ricostruirne i collegamenti con le tradizioni mercantili e manifatturiere e anche scientifiche, indagarne le tracce nelle istituzioni caritatevoli e di beneficenza, individuare l'importante numero di individui e di comunità che mantengono il ricordo delle proprie ascendenze lombarde, riannodare i fili della memoria e far rientrare nel discorso pubblico regionale il passato migratorio. Nella dispersione che ha caratterizzato le iniziative di ricerca finora svolte in ambito locale, il progetto prevede prima di tutto un censimento delle conoscenze, che permetta di individuare le molte e variegate attività che hanno sorretto nel tempo la mobilità dalla Lombardia. Si propone quindi di identificare, sulla base della ricerca fin qui condotta, i principali percorsi attivati nel tempo e le attività svolte dall’età moderna a tutto il Novecento, le istituzioni laiche e religiose dedite all’aiuto degli emigranti, gli insediamenti all’estero che tuttora intrattengono legami con le famiglie e le comunità di origine, con l’obiettivo di allargare l’indagine alle risorse documentarie, in gran parte ancora inesplorate, che si trovano all’estero, riguardanti la diaspora regionale