Studio della capacità di riparazione del DNA in linfociti umani sottoposti a stress ossidativo: applicabilità delle metodiche su campioni cellulari congelati
Progetto La valutazione del danno al DNA in cellule target dell¿organismo è considerata, a livello internazionale, uno strumento importante per verificare l¿esposizione a fattori genotossici e per valutare l¿effetto di specifici composti della dieta sulla protezione cellulare.
Il gruppo di ricerca ha dimostrato in studi precedenti che la valutazione del danno al DNA mediante comet assay è adeguata per evidenziare il ruolo protettivo di alimenti vegetali (es. pomodoro, succo di arancia). La determinazione della capacità delle cellule di riparare il DNA danneggiato potrebbe fornire ulteriori informazioni riguardo i meccanismi di azione di alcuni composti della dieta.
- Il primo obiettivo della proposta è quello di studiare la riparazione del DNA secondo due approcci diversi. Il primo valuta la riparazione in cellule sottoposte a stress ossidativo e successivamente incubate; la quantificazione dei livelli di danno al DNA (mediante comet assay) nel tempo permette di costruire le curve danno/tempo. Il secondo metodo, di nuova concezione, prevede una valutazione indiretta della capacità di riparazione: estratti enzimatici delle cellule in studio vengono messi a contatto con altre cellule in cui è indotto precedentemente un danno al DNA. Applicando il comet assay prima e dopo incubazione è possibile rilevare l¿efficacia dei sistemi di riparazione.
Entrambi i metodi saranno applicati su linfociti di volontari sani prima e dopo il consumo di alimenti vegetali (studio di intervento dietetico).
- Il secondo obiettivo nasce dall¿esigenza di dimostrare la sovrapponibilità dei risultati ottenuti su cellule analizzate immediatamente dopo il prelievo e cellule congelate e conservate per tempi lunghi. Si intende quindi effettuare l¿analisi del danno al DNA e la capacità di riparazione in linfociti prima e dopo conservazione. Tale dimostrazione permetterebbe la gestione di un numero più elevato di volontari negli studi di intervento e quindi un maggior impatto statistico dei risultati.