La ricerca si propone un'indagine sulle tragedie di argomento e ambientazione tebana (soprattutto Edipo Re, Antigone di Sofocle e Supplici euripidee) per analizzare, in esse, le diverse figure di tiranni e cercare di capire quale sia la finalità politica di tale rappresentazione nell'Atene democratica del V secolo. Con riferimento a Edipo, in particolare, verrà presa in considerazione la parabola del protagonista nel corso della tragedia, la sua progressiva trasformazione da sovrano illuminato a tiranno, la sua finale espulsione dalla città, per verificare quale sia il riscontro con le strutture giuridiche e politiche della realtà ateniese contemporanea (l'ostracismo innanzitutto). Per quanto riguarda Antigone e Supplici, poi, la figura del tiranno sarà definita sulla base delle sue potenzialità sovversive nei confronti della legislazione vigente: tiranno può essere - come risulta dall'Antigone - tanto colui che con i suoi decreti ad personam calpesta le leggi non scritte, divine (che in realtà sembrano coincidere con le leggi rigorosamente oligarchiche del genos, e dunque con leggi appannaggio esclusivo degli Eupatridi); quanto anche, in una prospettiva diametralmente opposta rispetto alla precedente ed enunciata chiaramente da Euripide nelle Supplici, colui che viola le leggi scritte, privilegio della democrazia in quanto esse sole sono in grado di garantire parità di diritti al ricco e al povero, al forte e al debole.
Obiettivo della ricerca è mostrare - anche e soprattutto attraverso il confronto con passi e loci similes di autori storici e di logografia - su quali basi, nella democrazia ateniese del V secolo, si temesse la tirannide, e quali specifici provvedimenti politici e giuridici, che la tragedia puntualmente richiama, la polis prendeva per impedire il ritorno al governo dei tiranni.