La ricerca intende investigare come le ideologie dominanti - nelle diverse contingenze storiche dei paesi anglofoni - hanno cercato di soffocare, o se non altro di emarginare, le voci che a esse si opponevano, mediante l'imposizione di rappresentazioni linguistiche e culturali proposte come 'naturali' e 'universali', e attraverso la censura del dissenso.
La ricerca spazierà dal XVI secolo ai giorni nostri e prenderà in considerazione i linguaggi portanti della comunicazione culturale:
1. La parola, che comprende sia lo studio dei fenomeni linguistici in quanto tali, sia l'analisi della costruzione retorica di testi letterari, scientifici, storiografici, e più in generale rappresentativi della cultura di una data epoca, per portare alla luce le strategie e i silenzi del linguaggio.
2. L'immagine, intesa come esplorazione delle arti visive e dell'immagine in senso lato, quale sito di rappresentazione ideologica e di occultamento del dissenso, esaminata anche nel suo rapporto con la parola scritta.
3. Il gesto, nello specifico il gesto teatrale e i linguaggi a esso legati, come momento di rappresentazione pubblica, e dunque di smascheramento, delle strategie utilizzate dal potere per la propria autoconservazione.
Trasversale ai diversi ambiti di indagine sarà l'attenzione dedicata:
A) alla traduzione (infralinguistica, interlinguistica e intersemiotica), come fenomeno di transcodificazione di un dato prodotto culturale soggetto alla manipolazione ideologica che tale operazione sempre comporta.
B) alla storia, nella duplice accezione di:
B1)percorso diacronico, susseguirsi di epoche testimoni dell'alternarsi di forme differenti di esercizio del potere e della censura, ma anche di diverse accezioni dei termini chiave collegati al discorso ideologico, oggetto di analisi lessicologica e lessicografica.
B2) discorso storico, come riflessione sui testi storiografico e 'letterario' (nel senso più ampio del termine, cioè anche come prodotto teatrale o culturale in senso lato), e sul rapporto non univoco e non trasparente tra parola narrante e fatto rappresentato.
C) alla marginalità (etnica, sociale, sessuale, politica, religiosa, linguistica, editoriale) in quanto luogo 'privilegiato' del dissenso, e dunque sito di produzione di un contro-discorso capace di eludere la censura mediante strategie linguistiche, retoriche, gestuali, e più in generale rappresentative, in grado di indebolire e demistificare i discorsi del potere.
Il gruppo di ricerca, costituito per la maggior parte da anglisti e americanisti, si avvale anche della collaborazione di studiosi appartenenti ad aree linguistiche diverse, ed è dunque in grado di ampliare l'esplorazione del tema della censura ad altre culture, in una prospettiva di indagine comparatistica che utilmente potrà coinvolgere anche altri ricercatori del Dipartimento e dell'Ateneo.
Il progetto avrà sviluppo biennale e porterà all'organizzazione di un convegno internazionale e di alcune giornate di studio.