Quali legami con i vivi e con i morti veicolavano i nomi delle donne e degli uomini – ricchi e poveri, cittadini o rurali – che vissero nel medioevo? Quali relazioni istituivano, ad esempio, con i santi, i parenti, con i vicini e con i potenti? Con che peculiarità locali, e quali cambiamenti nel corso del tempo? E ancora: può l’onomastica essere una fonte per lo studio delle identità sociali e delle istituzioni politiche medievali? Di quali, in particolare?
Da queste domande intende partire Nomina, un progetto che mira ad affrontare in modo nuovo lo studio dei nomi personali (non dei cognomi) nell’Italia del tardo medioevo per portare un contributo originale ad alcuni dei principali temi della storia sociale e politica.
Nuovo, in primo luogo, sarà il contesto spaziale e temporale dell’indagine: l’intera Italia del Tre e Quattrocento, assai poco toccata sinora dalla ricerca onomastica, con carenze che si fanno particolarmente evidenti in riferimento al mondo femminile e rurale, e agli strati cittadini medio-bassi. Ma ad essere inedita sarà anche, e soprattutto, la prospettiva dell’indagine. Fino a oggi lo studio dei nomi personali – non a caso sempre strettamente connesso alle ricerche attorno alla nascita dei cognomi – è stato concepito anzitutto come un modo per indagare i cambiamenti nella struttura della parentela. Senza negare la validità di questo approccio, il progetto ambisce a interrogare in maniera differente la fonte onomastica, puntando a valorizzare l’interazione tra nome individuale e altre identità politiche e sociali. Il nome nell’Italia bassomedievale era un affare di famiglia (biologica e spirituale), senza dubbio. Ma in che modo si riverberavano su di esso anche appartenenze comunitarie, professionali, cetuali? In che modo pesavano le fedeltà politiche? Come si traducevano a livello onomastico le diseguaglianze socio-economiche? E come si declinavano tutti questi problemi in relazione alle diversità di genere? La convinzione è che lo studio dei nomi personali possa costituire, oltre che un campo di studi poco esplorato in sé, anche una strada per affrontare in maniera radicalmente nuova tanti temi cruciali della medievistica: il legame tra dominanti e dominati, ad esempio; il rapporto tra donne, uomini e corpi cetuali, comunitari, professionali.
Un’attenzione particolare, infine, sarà dedicata anche alla diffusione dei risultati della ricerca presso un pubblico più largo, e in particolare tra le scuole primarie. Il nome personale, proprio per la sua importanza nella definizione dell’identità individuale in senso relazionale, è da tempo al centro di progetti pedagogici dedicati all’infanzia. A questi intende collegarsi il progetto, destinando specifiche risorse economiche e umane alla realizzazione di iniziative pensate per diffondere per via onomastica, anche tra i più piccoli, un approccio storico alla propria identità.