Nel quindicennio che ha preceduto e in quello che ha seguito la fine del mondo bipolare si sono andati moltiplicando conflitti e tensioni territoriali e di confine, in particolare in alcuni continenti e in "fasce di instabilità" che in molti casi sono diventate permanenti. La messa in discussione di spazi "presidiati" da sovranità politiche considerate ormai definitive e tracciate da confini rigidi e "immutabili" ha dato luogo a fenomeni eterogenei, in alcuni casi addirittura opposti, ma tutti variamente polemogeni: perdita di significato e di efficacia di alcuni confini, irrigidimento di altri in barriere lineari invalicabili ed escludenti, spostamento di altri ancora con l’obiettivo di includere affinità ritenute ingiustamente escluse e per escludere alterità ritenute estranee. Dall'Europa all'Africa all'Asia meridionale, numerose sono le questioni territoriali e di confine attualmente o potenzialmente aperte e il progetto di ricerca si prefigge di sviluppare lo studio delle cause e delle tipologie dei relativi conflitti, tenendo conto della strumentazione teorica delle relazioni internazionali e delle metodologia storica. Si classificheranno pertanto i meccanismi di progettazione dei confini, la loro gestione e trasformazione in frontiere e viceversa, le percezioni dei confini e la loro relativa o assoluta apertura o chiusura, il rapporto fra confini e relazioni di potere sul territorio analizzando le cause della loro istituzionalizzazione o de-istituzionalizzazione, le correlazioni fra tutti questi aspetti e la dimensione del conflitto.
Nella parte speciale si analizzeranno, in primo luogo, le questioni legate ai confini attuali dell'Unione Europea: dalla relazione inversa fra "borderless Europe" interna e irrigidimento dei confini verso l'esterno, alle tensioni e ai problemi del confine orientale e balcanico dell'Europa istituzionale. Nel contesto delle questioni di confine che interessano l'Africa Sub-sahariana si valuteranno, in particolare, i progetti dei peace parks nella regione australe, miranti alla pacificazione e al controllo condiviso di aree confinarie che rappresentano una minaccia per la stabilità regionale (passaggio di eserciti e dissidenti, flussi migratori e commerci “illeciti” di diversa valenza tra guerra fredda ed epoca post-apartheid) anche nell’ottica d’una gestione sostenibile dell’ambiente e si rivelano potenziali moltiplicatori di tensioni. Infine, in relazione all'Asia, si analizzerà in particolare il dissidio confinario tra Aghanistan e Pakistan, residuo storico della politica coloniale britannica, che ancora oggi influenza la politica regionale dei due stati ed è legato a problematiche di interesse eurasiatico. Muovendo dall'origine del confine e dalle vicende legate alla diatriba confinaria, si considereranno i processi di osmosi antropica che, attraverso la Durand Line, hanno riguardato in particolare il commercio, lecito e illecito e la militanza religiosa.