Identificazione di marcatori molecolari per la diagnosi precoce del carcinoma primitivo del fegato in pazienti con cirrosi epatica
Progetto Presupposti: Il tumore primitivo del fegato (CE) rappresenta il quinto tumore per incidenza nel mondo e la terza più frequente causa di morte per cancro, con un'incidenza stimata in incremento nei prossimi anni. La maggior parte dei CE (80%) si sviluppa in soggetti affetti da cirrosi epatica: l'identificazione dei pazienti a rischio di sviluppare CE ha permesso l'impostazione di programmi di sorveglianza per la diagnosi precoce del CE, aumentando in tal modo il numero di soggetti suscettibili di terapia. Il miglioramento delle tecniche d'immagine ha portato all'identificazione di noduli piccoli, inferiori ai 2 cm, le cui caratteristiche radiologiche e patologiche non differenziano il CE dal nodulo displastico. Nel fegato di pazienti cirrotici, solo la metà dei noduli identificati con dimensioni inferiori al centimetro sono di natura maligna. La distinzione istologica di tali noduli risulta estremamente difficoltosa, soprattutto tra i noduli displastici ad alto grado e i tumori ben differenziati. I noduli displastici devono essere seguiti nel tempo con controlli ravvicinati in quanto un terzo di essi svilupperà un fenotipo maligno, mentre i early-CE possono essere trattati mediante terapie efficaci, quali la resezione, il trapianto e l'ablazione percutanea. E' quindi di fondamentale importanza identificare nuovi marcatori per meglio caratterizzare tali lesioni. Recentemente è stato pubblicato uno studio che ha identificato un set di tre geni (GPC3, survivina e LYVE1) con elevata accuratezza diagnostica (94%) in grado di differenziare il nodulo displastico dal early-CE. Secondariamente risulta fondamentale distinguere i noduli displastici ad aumentato rischio di trasformazione maligna.
Obiettivi e descrizione della ricerca: Il progetto si propone di: 1) identificare biomarcatori specifici di early-CE, 2) identificare biomarcatori con valore prognostico che caratterizzino noduli displastici ad aumentato rischio di trasformazione maligna. Presso il nostro Centro è stata arruolata una coorte di pazienti affetti da cirrosi epatica nel 1997: alcuni pazienti hanno sviluppato CE ed in altri casi è stata identificata una lesione all'ecografia di sorveglianza le cui caratteristiche di imaging ed istologiche erano compatibili con nodulo displastico. I dati demografici, clinici, radiologici, istologici, molecolari, saranno utilizzati per definire le variabili associate alla diagnosi istologica e costruire uno score prognostico sia per l'evoluzione del nodulo displastico che per il CE. In particolare varranno studiati: 1) caratteristiche istologiche della lesione mediante criteri internazionalmente accettati 2) identificazione di marcatori molecolari (mediante PCR su tessuto congelato e immunoistochimica su tessuto paraffinato) distintivi tra nodulo displastico e CE rispetto al circostante tessuto cirrotico (validazione del set "GPC3, survivina e LYVE1", identificazione di nuovi anticorpi monoclonali in collaborazione con il Dip. di Patologia).