Effetti del trattamento combinato di ivermectina e doxiciclina su Dirofilaria immitis nel cane
Progetto L'infestazione da Dirofilaria immitis è causa di gravi patologie nel cane e nel gatto e, seppur in modo sporadico, nell'uomo. L'utilizzo di un farmaco con effetto macrofilaricida quale la melarsomina non è scevro di gravi rischi tromboembolici dovuti anche ai fenomeni infiammatori immunomediati nell'ospite sensibilizzato a causa dell'improvvisa morte del parassita stesso. D. immitis ospita al suo interno il batterio intracellulare Wolbachia appartenente alla famiglia delle Rickettsiacee, essenziale per lo sviluppo, la fecondità e la sopravvivenza del parassita. Studi recenti hanno dimostrato un'attività macrofilaricida in seguito a terapia antibiotica con doxiciclina, aprendo un nuovo capitolo al controllo dell'infestazione con D. immitis sia negli animali che nelle filariosi tropicali umane partendo dall'ipotesi di utilizzare come target della terapia Wolbachia. Lo scopo di questo progetto è quello di valutare, in cani infestati sperimentalmente con D. immitis, gli effetti dei trattamenti con la sola ivermectina (un farmaco microfilaricida), con la sola doxiciclina e con i due farmaci combinati sul numero e lo stato dei parassiti e sul contenuto in Wolbachia degli stessi. Il lavoro si svolgerà in collaborazione con il laboratorio del Prof. J. W. McCall di Athens (GE, USA) che si occuperà dell'infestazione sperimentale dei cani, dei trattamenti e delle necroscopie a fine sperimentazione (6 mesi dall'infestazione sperimentale). I cani infestati verranno divisi in 4 gruppi composti da 5 cani ciascuno: un gruppo di cani non sarà trattato con alcun farmaco e verrà utilizzato come controllo; uno verrà trattato con ivermectina settimanalmente per 34 settimane; uno verrà trattato con doxiciclina tutti i giorni a intervalli di alcune settimane secondo il protocollo descritto in Gilbert et al 2005 (J. Infect. Dis. 192, 1483-1493) e uno verrà trattato contemporaneamente con i due farmaci. Alcuni parassiti recuperati dai cani al termine dell'esperimento verranno analizzati, in collaborazione con l'Università di Parma, con microscopia elettronica ed immunoistochimica per valutare il contenuto di batteri all'interno del parassita e lo stato dei tessuti e degli organi dello stesso. Da altri parassiti verrà invece estratto il DNA totale e messa a punto una PCR Real time per quantificare le variazioni del contenuto di Wolbachia nei cani di ciascun gruppo. Nel caso che questo modello sperimentale consentisse di ottenere una significativa riduzione della componente batterica e la morte dei parassiti adulti non accompagnata da gravi fenomeni dovuti all'attivazione della risposta immunitaria dell'ospite, i risultati rappresenterebbero un originale e importante contributo al controllo delle filariosi animali e umane.