Come è noto, il filosofo del diritto H.L.A. Hart, ha sostenuto che c¿è un ¿contenuto minimo¿ di diritto naturale che ciascun ordinamento positivo dovrebbe includere per garantire la sopravvivenza di una società. La stessa idea è stata ripresa da altri autori che hanno formulato i requisiti indicati da Hart in modo più esigente, sostenendo che essi andrebbero soddisfatti non tanto per garantire la sopravvivenza ¿ che, come mostrano le specie animali non umane, è possibile anche senza diritto ¿ ma piuttosto per mettere a disposizione di ciascuno l¿opportunità di condurre un¿esistenza decente, o di realizzare le proprie potenzialità (la ¿fioritura¿ degli esseri umani di cui parlano anche diversi filosofi cattolici). Tra gli autori in questione c¿è un dibattito molto vivace che riguarda l¿estensione del diritto naturale, e il rapporto che esso dovrebbe avere con il diritto positivo. Un caso particolarmente controverso è quello delle regole che sostengono e tutelano la famiglia. Per alcuni, esse dovrebbero essere formulate in modo da difendere la famiglia tradizionale escludendo la possibilità di riconoscere e valorizzare forme di unione diverse da quella tra uomo e donna. Per altri, questa conclusione non è suffragata da argomenti che siano fino in fondo persuasivi, e dipende piuttosto da un pregiudizio. Chi sostiene questa versione più ¿liberale¿ della teoria del diritto naturale fa notare, infatti, che non c¿è ragione di ritenere che il semplice riconoscimento di diritti per i conviventi dello stesso sesso avrebbe le conseguenze devastanti per la famiglia, e per la società nel suo complesso, che alcuni paventano. Che il valore del matrimonio, o la sopravvivenza della famiglia, siano messi in pericolo dal riconoscimento legale di altre forme di convivenza non è qualcosa che si possa stabilire attraverso l¿intuizione delle essenze, ma è piuttosto un¿ipotesi empirica che non può essere accettata senza argomenti persuasivi. Contrariamente a quel che sembrano ritenere alcuni, la questione di quale sia l¿ordinamento preferibile per la famiglia è ancora aperta tra i sostenitori del diritto naturale.
Rimane aperto il problema di quale sia l¿atteggiamento da tenere nei confronti di una legge incompatibile con le conclusioni cui si arriva ragionando sugli standard di valutazione del diritto naturale. Anche in questo caso, la discussione è aperta. Tuttavia, anche molti giusnaturalisti cattolici riconoscono che ci sono circostanze in cui una legge contraria al diritto naturale debba essere rispettata. Se, ad esempio, la decisione è stata presa, nel rispetto delle regole, da chi aveva il potere per farlo, è difficile negare che essa soddisfi i requisiti di legalità, e dunque debba essere osservata. Ciò non esclude, ovviamente, la possibilità di ricorrere a tutti i mezzi legittimi per manifestare il proprio dissenso e per proporne l¿abolizione o la modifica. Credere nel diritto naturale non comporta, infatti, negare il valore delle istituzioni liberali.