I fattori geopolitici della legittimità egemonica della leadership unipolare americana dopo la fine della Guerra Fredda
Progetto A quasi vent'anni dalla fine della Guerra Fredda, gli Stati Uniti riescono a mantenere sostanzialmente intatta la rete di alleanze ereditata dalla stagione bipolare, su cui si è per ora retta la loro supremazia unipolare. La tenuta di quell'architettura diplomatica specialmente in scacchieri fondamentali per gli assetti globali come l'Europa e l'Asia orientale è sembrata pertanto a molti la dimostrazione più eloquente della debolezza teorica del realismo, incline ad aspettarsi la rapida comparsa di controforze (coalizioni tra le altre grandi potenze al servizio di un riassetto multipolare) tali da arginare, e bilanciare, la preponderanza americana.
Piuttosto però che segnalare l'inadeguatezza del realismo politico nell'analisi dell'attuale congiuntura internazionale, il «rompicapo unipolare» mette forse a nudo, più modestamente, alcune delle debolezze teoriche che caratterizzano il neorealismo strutturalista e, tra quelle, il sorprendente disinteresse verso la dimensione spaziale della vita internazionale.
Ad onta di tale disinteresse, la politica internazionale si svolge nello spazio, e lo spazio concorre a condizionarla: ed è questo il punto di partenza da cui muove i suoi passi ogni approccio geopolitico all'analisi internazionale. Sottoscrivendo i punti fermi della tradizione realista in generale (primato del conflitto; centralità della power politics), ma anche, più in particolare, l'enfasi neorealista sui vincoli e i condizionamenti di ordine esterno («sistemici») che comprimono i margini di manovra degli Stati e ne selezionano i comportamenti, l'approccio geopolitico consiglia tuttavia di allargare il ventaglio dei vincoli strutturali che pesano sulle scelte degli Stati.
L'idea che guida la ricerca è che tale diversificazione, in chiave geopolitica, dei vincoli esogeni sia tanto più opportuna quando ci si interroghi appunto sulle ragioni della tenuta dell'architettura politico-diplomatica su cui poggia la leadership unipolare americana. L'aspetto su cui verrà richiamata l'attenzione è che alcune caratteristiche prettamente geografico-politiche dell'attuale sistema internazionale, quali la distanza degli Stati Uniti dai teatri regionali in Eurasia in cui si decidono gli equilibri mondiali, la discontinuità territoriale della potenza americana da quegli stessi subsistemi-chiave, la vocazione marittima del potere globale americano, o ancora la relazione strettissima che sussiste tra il prolungamento della leadership unipolare e la difesa degli equilibri regionali, possono essere considerate come altrettante «risorse di legittimità» che la geopolitica consegna alla leadership globale americana, e che contribuiscono a spiegare la capacità mostrata dagli Stati Uniti di conservare, allo stesso tempo, potenza ed alleanze.