Nuove tecnologie della comunicazione e trasformazioni della democrazia: democrazia economica, mercato e libertà politiche.
Progetto La riflessione sul rapporto tra nuove tecnologie della comunicazione e istituti della democrazia ha ormai raggiunto una fase di relativa maturità: superati gli iniziali entusiasmi gli studiosi più avveduti hanno abbandonato l'illusione di un superamento delle forme tradizionali della democrazia diretta e rappresentativa, e tendono a vedere nelle nuove tecnologie essenzialmente una forma di integrazione degli strumenti tradizionali.
La ricerca si propone peraltro di indagare un aspetto relativamente poco approfondito dagli studiosi che si sono occupati del tema, e precisamente quello del ruolo che nella c.d. "democrazia elettronica" è svolto dall'assetto proprietario delle reti, degli strumenti di ricerca, dei contenuti che circolano in rete.
Obiettivo della ricerca è quello di collocare la riflessione sulla c.d. "democrazia elettronica" nel contesto più ampio della riflessione sul rapporto tra democrazia e mercato e sul concetto di "democrazia economica", al fine di mettere alla prova un assunto diffusamente sostenuto, che vede nel "mercato" la forma definitiva della democrazia nel campo delle relazioni economiche.
In questa prospettiva il cittadino tende ad essere identificato con il consumatore, e la sovranità popolare ad essere ricondotta alla libertà di scelta tra le diverse offerte politiche in competizione tra di loro. Il ruolo delle istituzioni democratiche, parallelamente, tende a divenire recessivo per confinarsi nell'assunzione di una funzione sostanzialmente arbitrale, di garanzia dell'assetto concorrenziale del mercato.
Le nuove tecnologie della comunicazione e dell'informazione rappresentano un terreno privilegiato per questo tipo di analisi, dal momento che proprio in tale ambito si manifesta con particolare intensità la tensione e la contraddizione tra l'idea della rete come strumento di emancipazione e di partecipazione del cittadino e le ragioni economiche che militano in direzione di un assetto sostanzialmente privatistico della rete e dei relativi servizi e contenuti. Non mancano, peraltro, elementi di ambiguità, dal momento che si osserva - e sarà uno dei punti da sottoporre ad analisi e verifica - come proprio la pretesa di conservare la dimensione sostanzialmente anarchica ed individualista della rete rischia di prestarsi a lasciare campo libero al confronto tra i grandi interessi economici, sempre più relegando le istituzioni della democrazia ad un ruolo residuale, se non addirittura simbolico, di semplici "garanti" delle regole del mercato.