L¿Italia è divenuta luogo d¿immigrazione solo alla fine degli anni 70, quando la natura stessa dei flussi migratori tende a cambiare (Castles 2002, Faist 2000). Altri paesi occidentali ¿ Usa, Francia, Germania, Gran Bretagna, Olanda, Belgio ¿ hanno vissuto processi immigratori in connessione con fasi di ampio sviluppo industriale, favorendo flussi definiti di tipo fordista (Ambrosini 2005, Zanfrini 2004). Questi ultimi hanno dato origine a migrazioni interpretate in base a due modelli principali. Da un lato, il modello dell¿insediamento secondo cui gli immigrati si integrano gradualmente nelle relazioni economiche e sociali del paese di approdo, riuniscono le loro famiglie o ne formano di nuove e si assimilano alla società ospitante. Dall¿altro, il modello della migrazione temporanea secondo cui i lavoratori migranti rimangono nella società di approdo solo per un periodo limitato, mantenendo i legami con la nazione di provenienza e facendovi ritorno quando il loro obiettivo economico è raggiunto.
I processi di globalizzazione rimettono in discussione questi modelli. Il proliferare dei flussi di individui, idee, beni materiali (Appadurai 1991), la maggiore disponibilità di tecnologie di trasporto a basso costo, l¿inserimento in un contesto economico di tipo post-fordista generano nuove figure di transmigranti (Glick Schiller 1992, Levitt 2001) e trasformano in modo radicale le pratiche materiali e culturali associate alla migrazione, all¿inclusione e alla formazione di comunità.
In questo mutato contesto, sembra rilevante chiedersi se e in che misura i modelli analitici sviluppati durante il periodo fordista siano applicabili alle recenti migrazioni. In particolare, sembra interessante prendere in considerazione l¿esperienza e il destino dei figli dei migranti. Le forme di riconoscimento, le richieste di partecipazione, le domande di cittadinanza avanzate da questi giovani pongono questioni rilevanti per l¿intera società italiana. Quale sarà il loro percorso futuro? Sono destinati a inserirsi nella società e a divenire a pieno titolo degli italiani? Oppure manterranno le loro distinzioni e daranno luogo a una società caratterizzata dalle differenze e, potenzialmente, dall¿indifferenza, dalla mancanza di unione e dal conflitto?
Nello specifico, a partire da trenta interviste qualitative ad altrettanti giovani nati in Italia, con genitori stranieri, si intendono ricostruire le forme retoriche di presentazione di sé con particolare riferimento alle forme di identificazione e di distinzione. Le classiche dimensioni della cittadinanza (insieme di diritti formali; partecipazione; senso di appartenenza) verranno approfondite con particolare attenzione alle forme di presentazione di sé basate su identificazioni biculturali, multiple, ibride, transnazionali. I nuovi significati che questi giovani attribuiscono all¿idea di cittadinanza sembrano un utile punto di partenza per analizzare trasformazioni sociali più generalizzate e più profonde.