Nell¿ambito dei principi vigenti in materia di illecito e responsabilità internazionali, lo stato di necessità costituisce un aspetto controverso quanto a fondamento, natura giuridica e limiti in cui eventualmente riconoscere l¿operatività di tale istituto. A seguito dell¿approvazione in seconda lettura, da parte della Commissione di Diritto Internazionale, del progetto di articoli sulla responsabilità dello Stato nel 2001, pare ulteriormente rafforzato l¿orientamento favorevole al riconoscimento dello stato di necessità tra le cause di esclusione dell¿illecito. Tuttavia, in concreto l¿esimente in questione ha consentito soltanto in pochissimi casi di giustificare la condotta dello Stato.
Da questa osservazione deriva l¿opportunità di un approfondimento circa le concrete modalità nelle quali lo stato di necessità influenza il giudizio sulla responsabilità internazionale dello Stato. Merita in particolare di essere esaminata, in primo luogo, l¿incidenza, sull¿esimente dello stato di necessità, del contenuto della norma di condotta violata (la c.d. ¿norma primaria¿): infatti spesso l¿assetto di interessi definito da quest¿ultima tiene già conto delle medesime esigenze suscettibili di esprimersi nella valutazione sullo stato di necessità. In secondo luogo, occorre verificare che lo stato di necessità operi effettivamente quale causa di esclusione dell¿illecito ¿ così come lo configura l¿art. 25 del progetto ¿ e non piuttosto come elemento suscettibile di attenuare le sue conseguenze nell¿ambito del giudizio sulla responsabilità dello Stato.
Ci si propone di approfondire questi aspetti attraverso un esame della prassi internazionale recente, in cui ¿ specie a seguito dell¿approvazione del sopra citato progetto di articoli ¿ lo stato di necessità è stato spesso invocato dagli Stati per giustificare la violazione di norme internazionale.
Lo svolgimento della ricerca proposta implica la partecipazione a convegni e il compimento di periodo di studi all¿estero, per acquisire le informazioni e i materiali rilevanti.