Organizzazione e applicazione sperimentale di un protocollo diagnostico per le infezioni del tratto urinario della scrofa.
Progetto Prima degli anni ¿80, le infezioni del tratto urinario della scrofa (UTI: Urinary Tract Infections degli autori anglosassoni) erano considerate un problema di scarsa importanza pratica, fatte salve alcune occasionali segnalazioni di focolai acuti riportabili ad Actinobaculum suis; solo con l¿evoluzione delle conoscenze sulle batteriosi opportunistiche, è stata dimostrata la presenza di cistiti e pielonefriti da Escherichia coli, Staphylococcus e Streptococcus spp., qualificate da alcuni Autori tra le principali cause di mortalità e riforma delle scrofe.
Oggi sono definite come UTI tutte le infezioni e malattie dell¿apparato urinario, in qualche misura condizionate anche dalla genetica delle scrofe allevate, dal livello di carriera e dallo stato fisiologico, dalle situazioni climatiche e ambientali e dallo stato igienico delle strutture di stabulazione, dalle tecniche di fecondazione e dalle infezioni concomitanti. Le alterazioni della capacità riproduttiva, che rappresentano il danno più immediatamente evidente si concretizzano soprattutto nelle forme cliniche acute, nella perdita di suinetti alla nascita (mediamente uno per figliata) e nell¿aumento della natimortalità (mediamente 0,2 nati morti per parto in più).
Diversi studi condotti nei sistemi suinicoli nord-europei hanno rivelato che le infezioni urinarie interessano, prevalentemente nella fase finale della carriera, tra il 20 e il 40% delle scrofe e che in molti casi si tratta di forme cliniche acute ad evoluzione mortale, mentre nel nostro Paese il problema è stato, ad oggi, completamente ignorato; per di più, non è stato ancora messo a punto un protocollo diagnostico sistematicamente efficace.
Perciò, i parametri diagnostici da utilizzare sono ancora oggetto di valutazione: peso specifico e pH delle urine si modificano in rapporto alla fase di gestazione; le proteine sono più concentrate al parto ed a fine lattazione rispetto alla gestazione, mentre i leucociti indicano la presenza di processi infiammatori. Gran parte dei campioni di urine è ovviamente contaminata da batteri, e perciò una batteriuria è da considerare significativa se la carica è > 100.000 UFC/ml, e soprattutto se i batteri presenti sono omogenei in quanto a specie rappresentate.
Per concludere, le indicazioni ottenute, prima di tutto nel sistema francese, dimostrano che l¿apparato urinario della scrofa è un potenziale bersaglio per diversi agenti patogeni, ma anche che può rappresentare un effettore in grado di condizionare le prestazioni riproduttive individuali e produttive aziendali: per questa ragione, intendiamo progettare un protocollo diagnostico e valutarlo attraverso accertamenti mirati; ci proponiamo perciò di valutare l¿importanza delle UTI anche in alcune realtà aziendali anamnesticamente problematiche, per stabilire l¿effettiva importanza dei problemi urinari rispetto alla resa zooeconomica delle scrofe, alla durata delle carriere, considerandone anche l¿effettiva importanza tra le cause di riforma.