L¿Asia orientale mostra piuttosto nitidamente la protratta ambivalenza che ha caratterizzato la geopolitica post-bipolare, sospesa tra le istanze di riequilibrio multipolare e la riaffermazione della leadership globale della ¿potenza unipolare¿. L¿analisi politologica riesce a cogliere infatti nell¿Asia post-Guerra Fredda significativi elementi di convergenza regionale, di natura economica (interdipendenza regionale), o politico-istituzionale o persino culturale (basti pensare all¿insistita tematizzazione della specificità culturale del modello di sviluppo asiatico), che hanno declinato (più o meno esplicitamente) forme di contestazione della preponderanza americana nell¿area e nel mondo, a parziale conferma delle aspettative delle classiche teorie del balance of power [Waltz 1987]. Indicativamente, l¿¿apertura all¿Asia¿ da parte delle due potenze di riferimento regionali, cioè Cina e Giappone, premessa di ogni assetto regionale che abbia realistiche prospettive di stabilità e durata, è stata in misura non trascurabile (benchè in modi del tutto diversi) una conseguenza dello ¿sfilacciamento¿ del rapporto intrattenuto dai due Paesi con gli Stati Uniti nel corso degli anni Novanta.
E tuttavia, dall¿altro lato, le diffidenze, le apprensioni o le aperte rivalità che non hanno smesso di appesantire le relazioni tra gli attori regionali hanno offerto negli stessi anni agli Stati Uniti la chiave politica per la conservazione della loro posizione regionale. E¿ vero infatti che le diverse tendenze alla convergenza regionale non sono equivalse ad una radicale contestazione della leadership americana, e che proprio il rapporto con gli Stati Uniti non ha invece cessato di apparire a molte delle potenze asiatiche come una risorsa politica da spendere nel complicato gioco degli equilibri regionali. A ben vedere, la stessa possibilità dei Paesi dell¿area di dialogare e di tessere la loro trama regionale ha continuato a poggiare sulla premessa della presenza americana. Ancora una volta, Cina e Giappone incarnano un caso esemplare, continuando ad individuare nella permananza americana qualcosa di simile ad una ¿polizza d¿assicurazione¿ da far valere nei loro rapporti bilaterali. In questo senso, nella stagione post-Guerra Fredda, la politica internazionale in Asia orientale è rimasta il prodotto tanto delle preoccupazioni degli attori dell¿area circa gli equilibri regionali (almeno) quanto delle loro insofferenze verso l¿assetto geopolitico globale (multipolarismo/unipolarismo), secondo un¿ambivalenza che appare tutt¿oggi aperta ad una pluralità di esiti politici.
Il presente studio intende gettare luce su questo duplice «tema geopolitico» (regionalizzazione e «corsa agli Stati Uniti»), individuando in esso la chiave di volta della riconfigurazione internazionale dell¿Asia orientale post-bipolare.