Dalla democrazia senza partiti al multipartitismo in Uganda: le elezioni del 2006 e il nuovo sistema partitico
Progetto Nel corso dei passati venti anni, l'Uganda ha seguito una strada diversa rispetto all'adozione di riforme per la formale introduzione di regimi di democrazia multipartitica che ha accomunato la quasi totalità dei paesi dell'Africa subsahariana. Nel 1986 venne infatti istituito in Uganda un sistema detto di "democrazia senza partiti" che introduceva sì la partecipazione elettorale, ma limitava la competizione ai singoli individui, escludendo la presenza di partiti politici.
Dopo un ventennio durante il quale il paese è stato governato sotto questo regime sperimentale e di transizione, nel 2006 si è avuta l'introduzione di, ovvero il ritorno a, elezioni multipartitiche.
La cesura rappresentata dal periodo 1986-2006 solleva importanti interrogativi teorici ed empirici. Tra questi, una questione cruciale è rappresentata dalla capacità o meno mostrata dai partiti presenti (e dominanti) nella vita politica del paese prima del 1986 di resistere all'inverno della democrazia "senza partiti" e risorgere con le aperture politiche recenti. In altre parole: il sistema partitico emerso dalle elezioni multipartitiche del 2006 mostra che un ventennio di marginalizzazione ha di fatto eliminato le forze politiche del passato, creando spazio per l'emergere di nuovi soggetti, oppure, viceversa, esso non ha scalfito la tenuta e capacità dei vecchi partiti di raccogliere consensi presso l'elettorato ugandese?
Questo progetto propone una ricerca che, mettendo a fuoco le radici e l'evoluzione del nuovo sistema partitico ugandese, illumini la più ampia questione - empirica e teorica - della capacità di tenuta da parte delle organizzazioni partitiche durante tempi di repressione o marginalizzazione politica.