E' da pochi mesi entrata in vigore, a oltre 14 anni dal d. lgs. n. 124/1993, la terza riforma della previdenza complementare; eppure molti, forse la maggior parte, dei problemi giuridici del cd. "secondo pilastro" previdenziale sono non solo irrisolti, ma nemmeno studiati a sufficienza.
Se, per un verso, il legislatore ha mirato all'obiettivo di massimizzare le adesioni e la capitalizzazione della previdenza complementare, la dottrina ha prevalentemente scelto di inseguire il legislatore sul terreno della contingenza politica, ponendo al centro dell'attenzione temi quali il conferimento del TFR ai fondi pensione, o la cd. "portabilità" del diritto alla contribuzione, ma sostanzialmente rinunciando a studiare i complessi profili sistematici della materia.
Il progetto si propone di contribuire a riempire questa lacuna, adottando la prospettiva analitica del "rapporto di previdenza complementare". Di questo rapporto s'intendono distintamente studiare l'obbligazione contributiva, quella avente a oggetto la prestazione previdenziale (in rendita o in capitale), e quelli, infine, cdd. "prodromici", cha maturano, cioè, nella fase di accumulazione del montante contributivo.