Presupposti: Le molecole contenenti acido sialico rivestono un ruolo importante nella patogenesi di malattie virali. Molti virus per entrare nelle cellule utilizzano recettori sialilati e per alcuni virus (virus influenzali, alcuni coronavirus) i ceppi più patogeni riconoscono l'acido sialico legato in posizioni specifiche alle molecole recettoriali. Al contrario la presenza di proteine sialilate sembra conferire resistenza ad alcune virosi. Ciò è stato verificato anche da noi in gatti con coronavirosi, infezione molto diffusa nelle popolazioni feline, che decorre di solito in forma non sintomatica e solo di rado determina la forma clinica letale (peritonite infettiva felina o FIP): è noto che il grado di sialilazione della proteina di fase acuta alfa-1-glicoproteina acida (AGP) è minore nei gatti con FIP rispetto ai portatori di FCoV non sintomatici, nei quali aumenta quando si verificano episodi di FIP nella colonia. Non è invece noto se il coronavirus felino (FCoV) di tipo II, il più diffuso in Italia, o altri virus a larga diffusione quali i parvovirus utilizzino recettori sialilati.
Obiettivi: gli obiettivi della presente ricerca sono: 1) mettere a punto un sistema in vitro per valutare il possibile ruolo di recettori sialilati nei confronti di coronavirus e parvovirus; 2) valutare la concentrazione di acido sialico nel siero di gatti con coronavirosi sintomatiche e non, per valutare il possibile rapporto tra acido sialico totale (TSA)e grado di sialilazione della AGP.
Descrizione: per raggiungere l'obiettivo 1 si opererà dapprima sulle coronavirosi feline, prelevando anelli di intestino da soggetti FCoV-negativi deceduti da non più di 30 minuti. Gli anelli verranno incubati in presenza di virus isolato (mediante lisi cellulare, ultracentrifugazioni e lavaggi) da versamenti di gatti con FIP. Alcuni anelli verranno pre-trattati con lectine in grado di legarsi specificamente con acido sialico nelle sue diverse conformazioni. Dopo incubazione gli anelli saranno sottoposti ad indagine immunoistochimica e a PCR per verificare la presenza/assenza di FCoV nei tessuti. Tali procedure verranno poi ripetute su intestini di cane incubati con coronavirus canino e su intestini di cane e gatto incubati con parvovirus, isolando, mediante procedure standard, i virus da feci di animali infetti e utilizzando anticorpi e primers specifici. Nel caso i virus in oggetto utilizzino recettori sialilati ci si aspetta di riscontrare virus solo negli anelli incubati senza lectine. Per raggiungere l'obiettivo 2 verrà analizzata spettrofotometricamente la concentrazione di TSA nel siero di gatti con e senza coronavirosi, nei quali verrà anche quantificata per immunodiffusione la AGP sierica e verrà valutato il suo grado di sialilazione mediante Western blotting con lectine. Nel caso l'acido sialico rivesta effettivamente un ruolo protettivo, sia il TSA che la sialilazione della AGP aumenterebbero, presumibilmente in modo sovrapponibile, solo negli animali malati