Lo sviluppo delle neuroscienze ha profondamente cambiato negli ultimi anni la concezione che a lungo ha dominato circa l'architettura e le funzioni della mente. In particolare, lo studio dei mecccanismi corticali alla base di processi all'apparenza elementari ha mostrato quanto inadeguate fossero non poche delle nozioni tradizionali, a cominciare da quelle di percezione, azione, ecc. Si sente così sempre più l'esigenza di una riflessione filosofica capace di integrare le scoperte neurofisiologiche entro un quadro teorico saldo e originale. In questa prospettiva vanno in particolare i modelli incentrati su nozioni quali quelle di una mente "incorporata", "immersa", "enattiva" ed "estesa" (la cosiddetta 4E-Mind, ovvero "embodied", "embedded", "enactive" and "extended").
Nella nostra ricerca ci proponiamo di analizzare alcuni dei principali modelli presenti in letteratura, cercando di evidenziarne la portata innovativa, ma anche, talvolta, i limiti. In particolare, cercheremo di mostrare come la concezione di una mente "incorporata" può trovare piena consistenza solo attraverso l'introduzione della nozione di "intenzionalità motoria". Si tratterebbe, in altri termini, di estendere il dominio dell'intenzionale alla sfera della motricità e di riconoscere nella intenzionalità motorio la prima e forse più originale forma di intenzionalità, tale da accomunare per esempio il comportamento umano maturo con quello umano neonatale e con quello degli altri animali (primati non umani in primis). Infine, una simile forma di intenzionalità non permetterebbe soltanto di concretizzare ulteriormente i vari modelli di 4E-mind, ma permetterebbe di superare non poche delle difficoltà cui vanno incontro tutti i tentativi offerti in filosofia come in psicologia di spiegare le prime forme di mind-reading, ovvero di comprensione delle azioni e delle intenzioni altrui.