La procedura d'infrazione è un meccanismo di tutela giurisdizionale dell'ordinamento comunitario (v.artt. 226-228 CE) finalizzato all'accertamento formale,con sentenza della Corte di giustizia,del mancato adempimento da parte di uno Stato membro di uno degli obblighi ad esso incombenti in forza della sua appartenenza a tale ordinamento. Il sindacato della Corte sul rispetto del diritto comunitario (con la collaborazione della Commissione investita ex art. 211 CE del ruolo di ¿guardiana dei trattati¿) consente di assicurare la corretta ed uniforme interpretazione e applicazione dello stesso in tutti gli Stati membri.
Per sentenze di ¿doppia condanna¿ si intendono le pronunce emesse dalla Corte per censurare la violazione di uno Stato membro già attestata con una prima sentenza rimasta ineseguita. Infatti,ex art.228,par.2,la mancata,non corretta o non tempestiva adozione dei provvedimenti idonei a dar esecuzione alla sentenza di accertamento di una violazione del diritto comunitario ex art.228,par.1, può portare all'apertura di una nuova procedura di infrazione,ricalcata su quella di cui all'art. 226. L'eventuale ricorso alla Corte da parte della Commissione è accompagnato,per espressa previsione dell¿art.228,par.2,dalla precisazione del«l¿importo della somma forfettaria o della penalità,da versare da parte dello Stato membro [...], che [essa] consideri adeguato alle circostanze». La possibilità di imporre tale sanzione pecuniaria (la Commissione ha l'obbligo di pronunciarsi sulla sua opportunità, ma spetta alla Corte la decisione finale al riguardo, senza alcun vincolo rispetto all'eventuale proposta della prima in termini di quantum) è stata un'innovazione introdotta con il trattato di Maastricht, tesa a reagire al persistente inadempimento statale e, dunque, quale deterrente rispetto a comportamenti pregiudizievoli della legalità comunitaria. L'analisi delle statistiche in proposito non è però confortante. Se molti Stati pongono fine all'inadempimento,adottando i provvedimenti resi necessari dalla prima sentenza di censura,una volta che la Commissione avvia la seconda procedura,restano comunque numerose le sentenze ineseguite e anche il tipo di sanzione non è incentivo sufficiente a ridurre le violazioni.
Lo studio si concentrerà sull'analisi delle sentenze di doppia condanna sino ad oggi pronunciate,sulle sanzioni adottate dalla Corte e sui rapporti tra quest'ultima e la Commissione (v.,in particolare,la comunicazione della Commissione sull'operatività dell'art. 228 CE,SEC (2005)1658). Particolare rilievo sarà quindi dato alle modalità alternative a quella di cui agli artt. 226-228 per reagire agli inadempimenti (alcune già operanti e altre oggetto di studio da parte di esperti,nazionali e comunitari),nonché alle novità prospettate in materia dal trattato che adotta Costituzione per l'Europa,verificando la possibilità di introdurle con una revisione del vigente trattato CE,anche in assenza dell'entrata in vigore del nuovo strumento pattizio.