Studio del test cutaneo con plasma autologo e della generazione di trombina in vivo in pazienti con orticaria cronica
Progetto L¿orticaria cronica è una malattia cutanea molto frequente caratterizzata da pomfi di breve durata, accompagnati da rossore e prurito, che ricorrono per almeno sei settimane. I meccanismi patogenetici dell¿orticaria cronica sono ancora poco noti. In una percentuale variabile di pazienti con la malattia attiva (30-60%) l¿iniezione intradermica di siero autologo causa una reazione pomfoide ed il siero di pazienti con orticaria cronica induce liberazione di istamina da basofili di soggetti normali in coltura. Si ritiene che entrambi i fenomeni siano dovuti alla presenza di IgG dirette contro i recettori ad alta affinità per le IgE o le IgE stesse. Dati sperimentali e clinici indicano che la trombina (l¿enzima finale della cascata coagulatoria) aumenta la permeabilità vascolare e sostanze ad azione antitrombinica hanno mostrato efficacia nel trattamento dell¿orticaria cronica. Con questi presupposti, compareremo l¿autoreattività del siero e del plasma in pazienti con orticaria cronica e valuteremo la generazione di trombina nel plasma misurando i livelli del frammento F1+2 della protrombina, un frammento inattivo che è considerato un marcatore affidabile di generazione di trombina in vivo.
Saranno studiati 100 pazienti consecutivi con diagnosi di orticaria cronica. Saranno esguiti in tutti i pazienti i test cutanei con siero e plasma autologo comparandone i risultati. Cinquanta pazienti con altre patologie dermatologiche (dermatite atopica o dermatite da contatto), ma senza storia di orticaria cronica, serviranno da gruppo di controllo. Sul plasma dei pazienti e su quello di 100 soggetti normali, bilanciati per sesso ed età, saranno inoltre misurati i livelli del frammento della protrombina F1+2 con una metodica immunoenzimatica. Tutti i risultati saranno raccolti in un database gestionale e analizzati con il programma statistico SPSS per identificare differenze tra i gruppi e correlazioni con la gravità clinica della malattia.