La ricerca verterà sull¿analisi dei rapporti tra ordinamento nazionale e terzo pilastro dell¿Unione europea. L¿attenzione sarà focalizzata sulle peculiarità di tale pilastro quanto alle competenze delle istituzioni comunitarie,al procedimento di formazione degli atti e alla loro efficacia giuridica. Lo studio si concentrerà,in particolare,sulle decisioni quadro (che,benché sprovviste di efficacia diretta ai sensi dell¿art. 34, par. 2, lett. b), TUE,non sono prive di effetti giuridici tout court) e sull¿analisi della prassi seguita nel nostro ordinamento per dare ad esse attuazione. La ricerca avrà ad oggetto anche la questione inerente la delimitazione delle competenze "orizzontali" dell'Unione:per le materie che,in teoria,possono formare oggetto d¿intervento ai sensi del primo e del terzo pilastro, non può escludersi,in concreto,l'adozione ex art. 34. TUE di atti normativi di competenza della Comunità,con conseguente vulnus al sistema di distribuzione delle competenze tra le istituzioni codificato nel TCE e ribadito dall¿art. 47 TUE.
Si cercherà così (a)di chiarire (avvalendosi della giurisprudenza comunitaria e nazionale) quali siano gli effetti delle decisioni quadro;di verificare (b)la loro utilizzabilità in caso di omessa o incorretta trasposizione negli ordinamenti nazionali e (c)la "trasponibilità" ad esse delle soluzioni accolte nel primo pilastro,in via normativa quanto ai meccanismi di adattamento e in via giurisprudenziale quanto al principio del primato e dell¿effetto diretto del diritto comunitario (v.,per tutte,CGCE,16 giugno 2005,Pupino,C-105/03,che estende alle decisioni-quadro il principio dell¿¿interpretazione conforme¿ rispetto a norme comunitarie prive di effetto diretto);nonché (d)la configurabilità della responsabilità extracontrattuale dello Stato inadempiente o,addirittura,l¿¿esclusione¿ dell¿applicazione del diritto interno con esse incompatibile (utilizzato dalla CGCE per le direttive a completamento del rimedio dell¿effetto diretto).