Il sito archeologico di Is Obias si colloca sul versante orientale del Monte Zara, su un pendio scosceso posto tra la sommità del rilievo e la sella di congiunzione col Monte Cabras, a controllo del territorio collinare interno, digradante verso Ussana, Dolianova, i rilievi montani del Gerrei e della fertile piana del Campidano (Monastir, SU).
Dopo una prima indagine della Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Province di Cagliari e Oristano tra il 2011 e il 2012, il lavoro è proseguito ad opera dell’Università di Milano a partire dal 2014 sino ad oggi. La sua frequentazione copre un amplissimo arco cronologico, che dall’età nuragica, attraverso l’età punica, giunge alla romanità imperiale (IV sec. d.C.).
Si tratta di un insediamento fortificato con caratteri architettonici notevoli: esso consta di un ingresso monumentale in opera isodomica largo 3,30 m rivolto a nord-est, che si apre su una strada costeggiata da muri perimetrali costituiti da due spesse cortine (emplekton) in opera pseudo-poligonale, tra loro parallele e con orientamento SW-NE e una torre sul lato destro (Area Alpha). Sono stati recuperati, inoltre, elementi lapidei di grande interesse (cardini litici), che indicano la presenza di due grandi portali susseguenti, uno coincidente con l’ingresso e l’altro in corrispondenza del punto in cui la strada, salendo, curva. Ed altri elementi lapidei reimpiegati particolarmente diagnostici, che attestano l’esistenza di preesistenti strutture cultuali legate alle acque (tavola per offerte di tipo bronzeo e tre bacili frammentari di “rotonde con bacile”)
Intorno si sono sviluppate altre strutture, tra le quali una cisterna con scale scavata nella roccia (Area Delta) e alcuni ambienti di età posteriore (punica) (Area Beta).
Le sette campagne di scavo e alcuni saggi (Area Gamma) condotti all’esterno dell’area scavata, oltre alle prospezioni geomagnetiche, confermano che il Monte doveva essere in gran parte occupato non solo dalla fortificazione, ma da un insediamento stabile: la fortificazione finora messa in luce presenta caratteristiche archittettoniche uniche in tutta l’isola, al momento senza confronti nella poliorcetica sia sarda sia del Mediterraneo occidentale.
Tra i numerosi e tipologicamente variegati materiali sinora recuperati, in parte pubblicati (e in corso di studio e pubblicazione), si segnalano sia ceramica nuragica sia ceramica fenicia e punica - a testimoniare la precocità dei contatti allogeni nel comprensorio del Golfo di Cagliari, dovuti alla la posizione strategica verso la ferace pianura del Campidano, che favorì la perpetuazione di interesse verso il sito naturalmente e artificialmente munito - nonché monete, tra le quali spicca la serie sardo-punica (VI coniata in occasione della rivolta di Ampsicora del 215-216 a.C.).