Nell’ambito della produzione biologica, l’Uruguay deve essere considerato un Paese interessante sullo scenario internazionale - 9° paese al mondo per superficie agricola certificata con 930.000 ettari - gran parte dei quali dedicati al pascolo a bassa densità di bovini. La carne biologica così prodotta, e certificata da organismi stranieri, è destinata all’esportazione verso l’Unione Europea. Fino a pochi mesi fa, la mancanza di una normativa nazionale che regolamentasse la produzione con metodo biologico all’interno del Paese, ha favorito la conversione soltanto di quelle poche aziende di grandi dimensioni con una grande capacità finanziaria, tale da sostenere i costi della certificazione istituzionale, escludendo di conseguenza i piccoli produttori familiari e penalizzando notevolmente lo sviluppo di un mercato interno. Inoltre, l’agricoltura familiare non è oggetto di strategie politiche differenziali ed è minacciata dai rapidi cambiamenti che il settore rurale sta vivendo. L’unico intervento pubblico rilevante a favore dell’agricoltura biologica familiare è stato il rinnovo della Proposta di Ricerca dell’Instituto Nacional de Investigaciones Agropecuarias (INIA), che include, per la prima volta, l’agricoltura biologica nell’area della ricerca e prevede la partecipazione diretta dei produttori. Solamente negli ultimi mesi del 2009, il governo uruguaiano ha finalmente emanato una legge per regolamentare la produzione biologica; tale risultato è stato ottenuto soprattutto grazie all’azione propositiva condotta dalla Asociación de los Productores Orgánicos del Uruguay (APODU), una associazione nazionale di rappresentanza dei piccoli produttori biologici (200 piccoli produttori biologici sono soci di APODU). Nell’ambito della normativa nazionale, si stabilisce un sistema di certificazione partecipativa che autorizza un ente nazionale già presente sul territorio, la Red de Agroecología del Uruguay, ad applicare una certificazione partecipativa specifica per l’agricoltura biologica non destinata all’esportazione. Tale norma porta l’Uruguay ad essere uno dei paesi più avanzati in questo ambito e crea condizioni ideali per lo sviluppo e il consolidamento di un interessante mercato interno. In questo contesto il progetto prevede, quindi, la realizzazione di una serie di attività orientate a garantire maggiore sostenibilità nel medio e lungo periodo. Verranno realizzate azioni con lo scopo di migliorare la capacità di commercializzazione del settore mediante appoggio alle attività di marketing dei prodotti, alla promozione della vendita cooperativa e ai canali commerciali a livello locale, anche tramite reti di acquisto dirette da parte del consumatore. Allo stesso tempo si prevede l’esecuzione di interventi destinati ad aumentare la domanda di prodotti biologici nel mercato locale, a sensibilizzare la società civile nei confronti del metodo biologico di produzione e del consumo responsabile, ad aumentare la visibilità del settore - rafforzando la sua immagine e la sua riconoscibilità tra i consumatori - e a contribuire all’incorporazione del consumo biologico nelle abitudini alimentari della società.