Le nozioni di ¿ordine pubblico¿ e di ¿sicurezza pubblica¿ nel diritto comunitario della libera circolazione delle persone
Progetto La libera circolazione delle persone è al contempo un obiettivo dell¿Unione europea e l¿attributo qualificante della cittadinanza dell¿Unione. Prevista dal Trattato istitutivo, è disciplinata dalla direttiva 2004/38/CE, che sostituisce precedenti direttive e regolamenti e codifica alcuni principi elaborati dalla Corte di giustizia in trent¿anni di giurisprudenza. La direttiva si occupa anche dei limiti alla libera circolazione delle persone, cioè del fatto che gli Stati possono allontanare i cittadini dell¿Unione per motivi di ordine pubblico o di sicurezza pubblica. Benché i concetti di ordine pubblico e sicurezza pubblica non siano definiti in modo espresso, per lasciare un certo margine di discrezionalità agli Stati, tuttavia sono delineati le garanzie che devono essere assicurate alle persone allontanate e i parametri (soprattutto negativi) alla luce dei quali la condotta statale deve essere valutata. L¿Italia ha dato attuazione alla direttiva con il decreto legislativo 2007 n. 30, che, proprio sotto il profilo dell¿allontanamento, è stato modificato più volte, prima attraverso decreti legge, poi con un decreto legislativo. La versione definitiva sembra introdurre quattro motivi che giustificano l¿allontanamento: ordine pubblico, sicurezza pubblica, sicurezza dello Stato, motivi imperativi di sicurezza pubblica. La prassi applicativa, piuttosto copiosa, ha contribuito a riempire di significato tali concetti. In questo quadro, la ricerca si propone di: 1) analizzare la prassi italiana (decisioni amministrative e pronunce giudiziali) per identificare elementi utili a definire il contenuto dei motivi di allontanamento, anche in considerazione degli effetti diversi, in termini di competenza e di garanzie, che sono ad essi connessi; 2) ricostruire i principi giurisprudenziali della Corte di giustizia in materia di ordine pubblico e di sicurezza pubblica, tendo conto del nuovo quadro normativo italiano; 3) valutare la compatibilità della legislazione e della prassi italiana con il diritto comunitario, comprensivo della direttiva 2004/38/CE, dei principi giurisprudenziali in materia di espulsione, e dei principi generali del diritto comunitario (quali possono essere ricavati dalle Costituzioni degli Stati membri, dalle principali convenzioni sui diritti umani e in particolare dall¿art. 4 del Protocollo n. 4 alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali che vieta le espulsioni collettive.