Oggetto della ricerca è il cd. vadimonio stragiudiziale, ovvero un atto dell'autonomia privata che il futuro attore e il futuro convenuto concludevano per accordarsi, in via stragiudiziale e quindi prima dell'inizio del processo, sul momento in cui sottoporre alla competenza di un magistrato giusdicente una controversia tra loro insorta. Tutt'ora aperta resta in dottrina la discussione sugli elementi caratteristici del vadimonium stragiudiziale, distintivi cioè rispetto a quello giudiziale, il quale veniva imposto per ordine del magistrato al convenuto. Altrettanto insoluta è il problema della natura dell'atto, se cioè esso fosse un atto unilaterale o un contratto o eventualmente un insieme di atti giuridici dell'autonomia privata. L'indagine intende affrontare questi problemi alla luce, in particolar modo, delle tavolette ercolanesi e pompeiane che ci restituiscono esemplari di testationes relative a vadimonia (con ogni verosimiglianza di natura stragiudiziale)e che risalgono al I sec. d.C. Oltre che sul carattere stragiudiziale, sulla natura giuridica del negozio e sulla sua struttura, la ricerca sarà condotta specialmente sulla funzione del vadimonio volontario stragiudiziale. E' proprio sotto quest'aspetto, infatti, che emerge la possibilità di individuare un limite più chiaro tra le due tipologie di vadimonia. In tal senso, inoltre, dati interessanti sono offerti sia dalle fonti epigrafiche (TH 6 e TH 13-15; TPSulp. 1-19), sia da quelle letterarie.