Una sistematica revisione della letteratura concernente la possibile associazione tra lavoro e turni/tumori
Progetto Negli ultimi decenni si sono intensificati gli studi sugli effetti sfavorevoli del lavoro a turni sulla salute evidenziando effetti sia a breve che a lungo termine. I primi riguardano lo sfasamento dei ritmi biologici con significative perturbazioni del ritmo sonno/veglia e conseguenti implicazioni sulla vigilanza/sonnolenza e sulla performance lavorativa, oltre che interferenze sulla vita di relazione. I secondi hanno documentato un rischio aumentato per patologie gastroenteriche, metaboliche, neuropsichiche e cardiovascolari, oltre a disturbi mestruali e della fertilità nelle donne.
In questi ultimi anni sono stati condotti parecchi studi che hanno esaminato la possibile associazione tra lavoro a turni e cancro nell’uomo. Nel 2007 l’Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro (IARC) ha definito il “lavoro a turni che causa un perturbazione dei ritmi circadiani” come “probabilmente cancerogeno” (2A) per l’uomo, in base ad una “limitata evidenza nell’uomo per la cancerogenicità del lavoro a turni che comprende il lavoro notturno” e “sufficiente evidenza negli animali da esperimento per la cancerogenicità dell’esposizione alla luce durante il periodo di buio (notte biologica)”.
L’evidenza epidemiologica di una associazione tra lavoro a turni e cancro si basava, in quel momento, soprattutto su 9 studi (di cui 6 positivi) relativi al cancro della mammella nelle donne con una prolungata anzianità di lavoro a turni e notturni. Da allora ad oggi (Novembre 2012) ulteriori studi epidemiologici sono stati pubblicati, per cui la presente rassegna si riferisce a 28 studi, di cui 15 (10 positivi) sul cancro della mammella, 3 (2 positivi) sul cancro della prostata, 3 (1 positivo) sul cancro del colon-retto, 4 (1 positivo) sul cancro in generale, e singoli studi su cancro dell’endometrio (positivo), dell’ovaio (negativo) e di linfoma non-Hodgkin (positivo). Oltre a questi occorre menzionare altri studi pubblicati sul cancro della mammella (5 positivi su 11) e il cancro della prostata (4 positivi su 12) nelle assistenti di volo e nei piloti rispettivamente, tra i cui rischi lavorativi vi è anche il lavoro a turni e notturno.
I meccanismi fisio-patologici mediante i quali la “perturbazione dei ritmi circadiani” (“circadian disruption”) può favorire l’induzione e/o la promozione di tumori maligni sono complessi e multifattoriali. I tre che sono stati finora riconosciuti come plausibili si riferiscono a: a) le modificazioni endocrine multi-livello conseguenti alla perturbazione circadiana connessa alla inibizione della secrezione di melatonina a seguito dell’esposizione alla luce nelle ore notturne; b) la sregolazione della funzione dei geni che controllano, sia a livello centrale che periferico, la normale ritmicità circadiana delle funzioni biologiche; c) la ripetuta e cronica deprivazione di sonno, cui consegue una depressione della sorveglianza immunologica che può consentire lo sviluppo di cloni cellulari maligni.
La stragrande maggioranza degli studi sperimentali effettuati nell’animale, riportati nella Monografia IARC no. 98 (45 positivi su 56), ha mostrato una significativa associazione tra modificazioni dell’assetto biologico circadiano, indotte con diversi modalità di manipolazione del ciclo luce/buio o della secrezione/assunzione di melatonina, e lo sviluppo di tumori per se o conseguenti a somministrazione di sostanze cancerogene o su trapianti di tessuti tumorali umani. Tale perturbazione costituisce un potente fattore di promozione dei tumori, soprattutto nei tessuti a target endocrino, ma anche tumori non endocrini trapiantabili o tumori indotti da carcinogeni nei ratti hanno dimostrato uno sviluppo accelerato dopo stimolo cancerogeno e/o una accelerata crescita dopo ripetuti cambi di fase o alterazioni dell’orologio biologico.
Il meccanismo regolator