Governamentalità biopolitica: inclusione e felicità. Genealogia storica e concettuale, sfide presenti e prospettive future di una politica per l'uomo e la società.
Progetto Disaccordi, conflitti, dispute. Inclusione ed esclusione nel discorso pubblico
Rendere conto in modo appropriato del disaccordo e della sua rilevanza normativa in ambito politico significa rintracciarne le fonti e distinguere le varie forme che può assumere, identificare le questioni su cui verte e le strategie per farvi fronte. Sullo sfondo di un’analisi volta a tracciare i confini del concetto di disaccordo e a indagarne le dimensioni epistemologiche e meta-etiche, saranno esaminati disaccordi su questioni che chiamano in causa contrapposte concezioni della vita e della morte e su questioni che concernono il benessere individuale e rimandano a concezioni conflittuali di vita buona o vita felice. Disaccordi di questo tipo sono sempre più rilevanti nel paesaggio politico. Si tratta quindi di valutare se la loro politicizzazione sia problematica o benefica, tenendo conto che disaccordi su simili questioni si configurano come dispute, intese come contrapposizioni forti, che conducono a punti di stallo in cui gli argomenti delle parti sembrano egualmente forti ed incapaci di modificarsi a vicenda. Sebbene questi disaccordi non siano risolvibili per via argomentativa e si presentino dunque come disaccordi intrattabili, i contendenti cercano di convincersi reciprocamente della preferibilità della loro tesi e si impegnano a difenderla. Così, nella disputa, dovendosi misurare nella discussione razionale, le opzioni fondamentali che producono credenze metafisiche o etiche conflittuali si esplicitano, articolando le loro assunzioni più profonde, e disponendosi a soppesarle. Sembra infatti che il potenziale polemico del disaccordo metafisico o etico si fluidifichi nel momento in cui è riconosciuta legittima visibilità alle ragioni e alle dinamiche che lo guidano, suggerendo che il disaccordo e il confronto sono normativamente rilevanti a prescindere dalla possibilità di trovare una soluzione mutuamente accettabile.
Data la possibilità e la rilevanza di disaccordi non risolvibili, la ricerca si concentrerà sulle strategie politiche e giuridiche disponibili a fronte di disaccordi riguardanti la giustificabilità di istituzioni, leggi e provvedimenti amministrativi che, se non adeguatamente gestiti, possono sfociare in conflitti. Si tratta di disaccordi che vertono sulla regolazione da parte dei soggetti pubblici di atti di disposizione del corpo, sulla cui moralità le persone dissentono, e sul ruolo dei soggetti pubblici nella regolazione dell’economia e nella redistribuzione della ricchezza materiale. È possibile distinguere innanzitutto strategie che assumono che tali disaccordi possano venir risolti poiché solo una delle posizioni in campo è corretta e riconoscibile come tale. Simili strategie fanno appello a criteri dotati di una presunta validità assoluta, che tutte le persone razionali dovrebbero essere capaci di riconoscere. Un secondo tipo di strategia non si propone di risolvere il disaccordo ma solo di gestirlo in maniera pacifica, per evitare che esso si traduca in conflitto. Strategie di questo tipo tutelano, solitamente nella forma di diritti fondamentali, ambiti di libertà e autonomia individuale, entro i quali le persone sono libere di agire senza dover rendere conto delle proprie scelte. Rientrano in questa categoria anche strategie che adottano meccanismi di tipo procedurale, come il ricorso alla regola di maggioranza per la produzione di decisioni per tutte/i vincolanti, o si appellano al compromesso. Infine, vi sono strategie che, assumendo l’ineludibilità del disaccordo, sono pronte a sacrificare il principio dell’eguaglianza giuridica e, persino, l’integrità della società politica, per garantire che ognuno possa vivere secondo il sistema di regole che meglio rispecchia i propri valori. Ne è un esempio, il pluralismo normativo che è stato proposto come una possibile soluzione al fenomeno del di