Il progetto ha quale obiettivo centrale quello di approfondre nel secondo Ottocento italiano il rapporto tra la crezione della struttura istituzionale realizzata dopo l'Unità e la politica concreta dei governi cogliendo sopratutto gli intrecci e gli scontri dei gruppi politici e delle personalità caratterizzate non tanto dalla attività professionale bensì dall'alta cultura. La bibliograifa sui temi e sulle figure esiste ma è prevalentemente settoriale mentre è necessario cogliere il rapporto tra prassi e idee politiche ponendo l'attenzione sia alle istituzioni, sia alla politica militante, sia ai personaggi che erano insieme politici e studiosi di levatura.
L'intenzione di approfondire criticamente il ruolo di tre meridionalisti Bonghi, Villari e Turiello - convinti sempre più che il grave distacco fra la classe dirigente e il paese fosse dovuto all'artificiosità delle istituzioni politiche - si impone anzitutto perché, perquanto li riguarda la storiografia è orami datata sia nelle fonti e nel metodo di ricerca. Per quanto riguarda Bonghi si valuterà l'esperienza della "Cultura", rivista rivolta alla borghesia e diretta al suo miglioramento. Per quanto riguarda Villari non si è ancora tenuto conto delle carte dell'archivio Correnti appenna rese disponibili il cui studi farà comprendere meglio sia il rapporto concreto dell'autore, grande storico, con i politici di cui per esempio accetto di prendere, fra il '69 e il '70, il ruolo di sottosegretario al ministero dell'istruzione con Correnti, sia le ragioni di teorie politiche di non sottomettere la scuola all'economia che gli suggerirono le dimissioni. Inoltre complessivamente per la ricerca su Villari ci si propone di utilizzare carteggi già noti ma non tenuti in conto sugli studiosi. Per quanto riguarda Turiello l'approccio scientifico deve ormai tener conto non solo delle soluzioni politiche proposte dall'autore in "Governi e governati" (1882) bensì del tipo di studio che portava in Italia il metodo della scienza sociale derivato da Spencer.
Le accuse di Villari a Turiello vanno riviste come rifiuto delle teorie prenazionaliste legate al determinismo nella visione della formazione della società e dell'evoluzione complessiva del carattere nazionale.
Nell'ambito di quell'importante corrente ideologica che fu il giuspositivismo, un ruolo di assoluto rilievo deve essere assegnato alla figura del trentino Scipio Sighele (1868-1913), per quanto la sua figura sia stata inspiegabilmente trascurata non solo e non tanto dagli studi specificamente confinati in un ambito giuridico, ma anche dagli studi di storia del pensiero politico. Eppure Sighele visse consapevolmente e sino in fondo il passaggio d'epoca tra Otto e Novecento, sedimentando ed elaborando in maniera del tutto originale le profonde suggestioni dottrinarie - dalla crisi del parlamentarismo al nazionalismo, dall'elitismo al giobertismo, dal federalismo alla psicologia delle folle - del tempo che gli era toccato in sorte di vivere