Il rapporto tra musica e rappresentazione nei generi performativi e audiovisivi è l’occasione per una ricerca articolata secondo varie direttrici e intorno ad alcuni temi portanti. Che le forme spettacolari della rappresentatività umana comportino quasi sempre la presenza di musica è un fatto tanto evidente quanto poco indagato nelle sue conseguenze. La ricerca si propone di documentare anzitutto casi di rilevante emersione della componente musicale in ambiti spettacolari (teatro parlato, cinema, ecc.) in cui tale componente rischia di essere ingiustamente negletta. In particolare si prenderà in esame lo spettacolo italiano del secondo dopoguerra (teatro e cinema) attraverso la ricerca e lo studio di materiali inediti facendo riferimento: in primo luogo alla cosiddetta “musica di scena” negli spettacoli del Piccolo Teatro di Milano, dalla sua fondazione (1947) ai nostri giorni per evidenziare l’unicità e l’originalità dell’apporto fornito all’idea di “musica a teatro” nel costante e creativo lavoro di collaborazione tra Giorgio Strehler e i suoi musicisti – Fiorenzo Carpi e Gino Negri in primis – e poi di registi come Luca Ronconi e Paolo Terni; in secondo luogo, all’attività di Nino Rota; in terzo luogo, all’evoluzione del discorso critico sul cinema tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta nella sua crescente attenzione verso elementi specifici quali la colonna sonora e la musica d’accompagnamento (discorso critico considerato sia nelle sue forme sempre più specializzate, sia nelle sue forme tradizionali, rinvenibili nella produzione scritta più strettamente promozionale).
Un secondo campo d’indagine sul rapporto tra musica e rappresentazione nei generi performativi e audiovisivi è rappresentato dalla ricerca, che avvalendosi dei mezzi audiovisivi del LEAV, intende documentare e analizzare la performance e gli aspetti narrativi dei canti epici dell’area balcanica (questi repertori musicali prevedono la presenza del cantore che sia accompagna con uno strumento solista e racconta con grande efficacia drammatica le vicende di figure epiche e mitologiche).
Terzo campo d’indagine, è il rapporto di Mozart con il violino. Negli anni 1770, quando Mozart definisce la propria voce individuale di compositore, il violino si pone al centro di un interessante contesto biografico, psicologico, sociale, professionale e compositivo. I lavori con violino concertante (serenate, concerti, arie) offrono un ambito di prassi e sperimentazione compositiva ad ampio raggio che coinvolge l’aspetto delle strategie retoriche e formali, l’estetica e la tipologia dell’espressione, la drammaturgia e la componente rappresentativa, l’elemento del gioco e dell’ironia intrecciando tra loro le fila della musica strumentale, della vocalità e del teatro.
Un quarto campo d’indagine è costituito dalla ricerca della presenza della musica nella drammaturgia shakespeariana tra finzione scenica e realtà storica e antropologica.