Immigrazione e criminalità. Percezione sociale, rappresentazione mediatica, profili normativi, con particolare riferimento ai reati culturalmente motivati
Progetto Il presente progetto intende affrontare il problema della convivenza di culture diverse all'interno delle società europee indagando – in una prospettiva criminologica, penalistica e penitenziaristica – il legame tra immigrazione e criminalità.
A tal fine si procederà, in primo luogo, ad una ricostruzione analitica degli interventi normativi degli ultimi decenni, sia a livello nazionale che europeo, specificamente destinati al controllo della criminalità degli immigrati.
Successivamente si opererà una disamina dei dati statistici ufficiali riguardanti tale criminalità (numero di reati, tipologie, caratteristiche degli autori, etc.), al fine di verificarne le effettive dimensioni.
Una parallela ricerca empirica sulla rappresentazione mediatica in tema di criminalità degli immigrati consentirà, peraltro, di raffrontare tali dati con la percezione degli stessi da parte del pubblico, mettendo in luce un’eventuale tendenza dei media all’amplificazione e all’esagerazione, finalizzata ad alimentare un indebito allarme sociale nei confronti degli stranieri. Lo studio verrà compiuto attraverso la lettura di articoli pubblicati su alcune testate giornalistiche, ai fini di pervenire, da un lato, ad una rilevazione di tipo quantitativo-fenomenologico, e, dall’altro, ad una valutazione degli aspetti qualitativi di tale comunicazione mediatica per quanto concerne, in particolare, la descrizione dei reati commessi, le indicazioni sulle vittime degli stessi e l’immagine dell’immigrato-reo trasmessa al pubblico.
I dati emersi da tali analisi, statistica ed empirica, verranno, infine, incrociati con le rilevazioni concernenti la sovrarappresentazione degli immigrati all’interno della popolazione carceraria italiana.
Nell’analizzare la criminalità degli immigrati nei plurimi profili sopra indicati, una particolare attenzione verrà riservata ai c.d. reati culturalmente motivati, vale a dire a quei comportamenti realizzati da membri di minoranze culturali, costituenti reato nel sistema giuridico del Paese d’arrivo, ma tollerati, se non addirittura incoraggiati od imposti, all'interno del gruppo d'origine (mutilazioni genitali femminili, maltrattamenti in famiglia e altre violenze familiari, delitti c.d. per causa d'onore, etc.).
Tali reati segnano, infatti, il punto più elevato di drammaticità e violenza delle difficoltà di convivenza tra culture diverse: attraverso la loro commissione il conflitto culturale si trasforma in devianza, diventa crimine ed incarna la violazione della legge penale, vale a dire della legge del Paese d’arrivo che, più di tutte le altre, è ‘impregnata’ della cultura nazionale e locale.
Nei suoi complessi risvolti, l'indagine proposta si propone quindi di affrontare questioni cruciali per le società globalizzate: l'incontro tra culture diverse; la convivenza tra autoctoni e immigrati; la ricerca dei confini della tolleranza e del riconoscimento della diversità; il bilanciamento tra diritti umani, di nuova e vecchia generazione.