Gli induttori di resistenza nel controllo delle fitoplasmosi della vite e nel miglioramento qualitativo dell’ uva
Progetto Gli induttori di resistenza sono composti in grado di stimolare le difese attive della pianta. Tale resistenza (SAR, systemic acquired resistance), è rivolta verso un ampio spettro di patogeni e di parassiti di varia natura ed è associata alla produzione composti di difesa come le fitoalessine, metaboliti secondari con proprietà nutraceutiche. L’induzione di SAR è una delle poche armi contro le virosi e le fitoplasmosi, la cui lotta è essenzialmente basata sulla prevenzione e sul controllo dei vettori. Precedentemente abbiamo dimostrato la possibilità di indurre resistenza in vite a botrite e oidio con benzotiadiazolo (BTH, analogo funz. del salicilato) e chitosano (CHT, chitina deacetilata), rispettivamente. In ambedue i casi era stato rilevato che le uve da viti trattate e i relativi vini mostravano un aumento delle classi di polifenoli ritenute più interessanti come farmaconutrienti. Più recentemente è stato riportato che i trattamenti con CHT sono in grado di ridurre la contaminazione del grano da deossinivalenolo (DON), una micotossina tricotecenica. Ciò fa ritenere che un simile effetto potrebbe verificarsi sulla flora micotossinogena della vite, problematica importante nella gestione dei prodotti della filiera viti-vinicola. Infine, poichè CHT induce sintesi di jasmonato, potrebbe esplicare anche un’attività contro gli insetti vettori di virosi e fitoplasmosi. Riguardo queste ultime, quelle che colpiscono la vite, particolarmente flavescenza dorata e legno nero, hanno avuto larga diffusione nell’ultimo decennio, principalmente per opera dei loro rispettivi vettori, Scaphoideus littoralis e Hyalestes obsoletus, imponendo un crescente utilizzo di insetticidi e con pesanti risvolti ecologici. Sulla base di queste premesse, e sulla necessità di impiegare strategie alternative per il controllo delle fitoplasmosi della vite, sarà condotta una serie di indagini, con prove di campo, in serra e fitotrone, atte a verificare la possibilità di indurre resistenza alla flavescenza dorata e al legno nero mediante impiego di chitosano, somministrato in soluzione acquosa sia come spray fogliare o soil drench ed eventualmente addizionato di acido β-amminobutirrico (BABA), che ha già rivelato una buona attività nell’indurre resistenza a peronospora e insetti. Tali prove saranno condotte in alcuni vigneti dove da anni si segue l’evoluzione di queste malattie e, parallelamente, su piante infette cresciute in serra o fitotrone. Oltre all’efficacia dei trattamenti in campo, opportunamente cadenzati, sul controllo delle fitoplasmosi e dei loro vettori, verranno anche analizzate le uve e i microvinificati, per valutare il profilo polifenolico e la contaminazione da ocratossine. Sulle prove in serra e fitotrone verrà infine valutata l’influenza dei trattamenti sulle popolazioni endofitiche della vite, che potrebbero avere un effetto sinergico nell’induzione di resistenza e che sono comunque implicate nel fenomeno di remissione spontanea dei sintomi da fitoplasmosi.