La creazione di uno "spazio di libertà, sicurezza e giustizia" rimane uno degli obiettivi programmatici dell'Unione europea anche nella nuova fisionomia derivante dal Trattato di Lisbona del 2007.
Al prospettato passaggio di quella politica dal Trattato sull'Unione - art. 29 - alla versione consolidata del Trattato sul funzionamento dell'Unione - tit. V - fa, infatti, riscontro un più elevato grado di articolazione delle finalità e degli strumenti attraverso cui perseguirla. Questi ultimi vengono individuati in misure di coordinamento e cooperazione tra forze di polizia e autorità giudiziarie; nel riconoscimento reciproco delle decisioni giudiziarie penali e, ove necessario, nel ravvicinamento delle legislazioni nazionali. Grazie al trattato di Lisbona si delineano, dunque, con maggior nitidezza i contorni e il contenuto del "binomio" che, a far data dal "Programma dell'Aja" (Bruxelles, novembre 2004), informa, nel contesto dell'Unione, il settore della cooperazione giudiziaria, costituito dal principio del reciproco riconoscimento affiancato alla definizione, in taluni ambiti sensibili, di "norme minime", e ora avviato a dar vita ad un vero sistema "integrato". In questa prospettiva, già sono stati conseguiti risultati di assoluto rilievo, quali tra gli altri, la decisione quadro 2002/584/GAI relativa al mandato di arresto europeo e alle procedure di consegna tra gli Stati membri; la decisione quadro 2005/214/GAI relativa all'applicazione del principio del reciproco riconoscimento alle sanzioni pecuniarie e la decisione quadro 2006/783/GAI relativa all'applicazione del principio del reciproco riconoscimento delle decisioni di confisca.
D'altro canto, la realizzazione di un'unione più stretta tra i Paesi europei in materia di giustizia si va consolidando anche grazie alla sinergia con l'attività da tempo svolta dal Consiglio d'Europa, sul fronte della tutela dei diritti umani e della cooperazione giudiziaria in materia penale. In conformità al suo mandato, il Consiglio ha propiziato l'adozione di testi quali la Convenzione sulla validità internazionale dei giudizi repressivi del 1970; la Convenzione sul trasferimento delle persone condannate del 1983; la Convenzione sul riciclaggio, la ricerca, il sequestro e la confisca dei proventi di reato del 1990; e, sul piano delle Raccomandazioni, le Regole penitenziarie europee (R(2006) 2); la Raccomandazione concernente la detenzione provvisoria, le condizioni in cui deve essere eseguita e la previsioni di rimedi contro gli abusi (R(2006)13).
La ricerca si prefigge di esaminare, in modo ragionato, alcuni degli strumenti sopra indicati. Nella specie, di operare una ricognizione dell'attuazione della decisione quadro 2002/584/GAI sul mandato d'arresto europeo, con riguardo all'ordinamento italiano, con riferimento alla legge n. 69/2005 e, in particolare, di fornire una completa documentazione giurisprudenziale in ordine alla sua applicazione.