L¿accesso di imprese innovanti a forme appropriate di finanziamento è un tema dibattuto in letteratura. Tipologie specifiche di intermediari e segmenti dedicati della borsa si sono sviluppati in tutti i sistemi finanziari avanzati per soddisfare le specifiche esigenze di imprese dei settori innovativi e dinamici, con forti prospettive di crescita e con elevate potenzialità di capital gains.
In questa prospettiva, la scelta del mercato di quotazione è un elemento chiave della strategia finanziaria.
Il progetto si propone di studiare l¿attrattività delle borse valori rispetto alle imprese innovanti (campione imprese biotech). L¿approccio si inserisce nel filone di studi della ¿bonding hypothesis¿.
Nel quadro della teoria istituzionalista, «bonding» indica i costi che una impresa deve sostenere per assicurare livelli elevati di trasparenza agli investitori, Jensen ¿ Meckling (1976). La trasparenza permette un monitoring efficace sulla gestione. La diminuzione nelle asimmetrie dovrebbe sollecitare gli investitori verso imprese che sostengono costi relativamente più elevati. Quindi, le azioni di tali imprese dovrebbero assicurare una redditività maggiore di quella di società che sopportano costi più bassi in questo ambito. Inoltre, se la «bonding hypotesis» è verificata, le azioni delle imprese che accettano costi relativamente più elevati, beneficerebbero di una migliore liquidità che si dovrebbe tradurre in volumi scambiati più elevati, Coffee (2002).
La ricerca ha quindi l¿obiettivo di testare la «bonding hypotesis» sulle imprese biotech quotate a Parigi e a Londra.
La metodologia proposta considera i criteri di listing e il relativo effetto segnale.
I criteri vengono suddivisi in iniziali e continui; e quindi in quantitativi e qualitativi. Fra i quantitativi rientrano le dinamiche finanziarie e reddituali delle imprese, ossia ricavi, profitti e durata delle operazioni e la porzione di capitale flottante. I criteri qualitativi attengono a: composizione CDA, struttura del capitale, reporting e governance dell¿impresa.
I criteri di listing sono rilevati dai regolamenti (La Porta et alii): si attribuisce ai criteri ritenuti un valore eguale a zero al più debole ed un valore eguale ad uno per il più severo. Si costruisce così un indice, per ogni mercato e per ogni anno, proporzionale alla severità dei criteri di listing e si applica l¿analisi al campione.
Si studia quindi la correlazione tra indice e evoluzione delle tre variabili: redditività dei titoli, volumi negoziati e liquidità delle azioni.
Quanto al biais che i risultati risentano delle differenze di imprese e per testare la robustezza dei risultati ottenuti a livello di mercato, non si ricorrere ad un campione di controllo, ma ad un «algoritmo di coppia», Huang-Stoll (1996), Venkataraman (2001), Gajewski-Gresse (2007).