Gli studiosi hanno da tempo messo in luce come alcuni ambiti della cultura medievale siano profondamente segnati dalla nozione di disciplina. E¿ soprattutto nel contesto monastico che la disciplina si costituisce come insieme di pratiche che hanno lo scopo di controllare l¿anima e il corpo, di indirizzare i comportamenti ed evitare pericolose deviazioni. La nozione di disciplina però mostra una sua ricchezza anche quando è adottata in altri contesti. Alcuni sono facilmente intuibili, ossia l¿etica e la politica: in questi casi la disciplina è lo strumento per rendere virtuosi gli uomini o per impedire loro di danneggiarsi l¿un l¿altro. In altri casi troviamo l¿universo lessicale della disciplina applicato in altri contesti: consilium, discretio, mensura ecc. vengono adottati anche all¿interno del corpo ecclesiastico, per indicare il rapporto tra il consigliere spirituale o il teologo e i mistici, oppure per segnalare le modalità con cui deve essere condotta una discussioni sui temi della fede. Colpisce il fatto che questi termini abbiano applicazioni che riguardano anche le attività della mente. Consideriamo un esempio. La discretio è eticamente la capacità di agire in modo misurato, ma è anche la capacità della mente di distinguere le cose tra loro. E¿ infine anche l¿azione di distinzione messa in atto da un giudice o da un esaminatore in relazione ai soggetti che deve valutare.
Da queste considerazioni deriva l¿ipotesi di considerare la disciplina in termini ampi, come un insieme di regole che per gli autori medievali va applicato alle varie dimensioni dell¿essere umano e che sono in quanto tali garanzia di correttezza, tanto nel comportamento quanto nei pensieri provati o nello studio scientifico e teologico. Per approfondire questa ipotesi di partenza occorrerà una ricerca ad ampio raggio che analizzi testi di argomento diverso nei quali l¿idea di una serie di regole nell¿agire, nel pensare, nel pregare ecc. emerga con una certa evidenza. L¿attenzione si concentrerà, non solo sul linguaggio del mondo monastico maschile e femminile, dove il tema della disciplina del corpo e dell¿anima è particolarmente avvertito, ma anche sugli autori del tardo medioevo, in corrispondenza con i dibattiti che prendono corpo attorno alle condanne dottrinali e ai processi per eresia. Da Ochakm a Nicola d¿Autrecourt, da Wyclif a Gerson, il problema della disciplina del pensiero (come pensare), dei pensieri (cosa pensare) e delle azioni (cosa fare e come) si pone con grande forza.
La ricerca si concretizzerà in una serie di pubblicazioni che metteranno in luce il tema delle regole del fare e del pensare e in un seminario sui medesimi temi.