PREMESSA
I villi placentari sono suddivisi in 5 tipi anatomici (staminali, intermedi immaturi, intermedi maturi, terminali e mesenchimali); nella placenta della seconda metà della gravidanza i villi numericamente prevalenti sono: gli staminali, gli intermedi maturi e i terminali, che costituiscono una sequenza che progressivamente si dirama dal villo staminale al villo terminale.(1)
Il sinciziotrofoblasto villare è ricco di mitocondri e nostri studi preliminari su campioni di placente normoramificate, da gravidanze non patologiche a termine, hanno evidenziato che il numero di mitocondri per unità di superficie diminuisce andando dai villi staminali a quelli terminali. Nel terzo trimestre di gravidanza i villi terminali nel loro complesso rappresentano la frazione maggioritaria del parenchima placentare (circa il 40% del volume totale e circa il 50% della superficie totale.1 Essi sono anche i villi più efficienti negli scambi materno-fetali di gas, acqua e nutrienti e costituiscono un ampio comparto specializzato ad elevata efficienza e bassi consumi di energia (pochi mitocondri per unità di superficie).
I mitocondri che producono ATP tramite la fosforilazione ossidativa consumano energia e quindi ossigeno e alcune ricerche effettuate sul metabolismo energetico ed il livello di DNA mitocondriale, indicano che un deficit di quest'ultimo può essere correlato ad una minore efficienza metabolica cellulare, con un rapporto sfavorevole sintesi di ATP / quantità di O2 consumata.(2)
La presente ricerca vuole verificare, in uno studio caso-controllo, se alla base della difettiva crescita fetale idiopatica, non determinata cioè da cause note, possa esserci un deficit di DNA mitocondriale.
MATERIALI E METODI
Verranno studiate 30 placente: 15 di feti partoriti vivi, dalla 35° settimana di gestazione in avanti, caratterizzati da basso peso (inferiore al 10° centile) e per ogni caso arruolato sarà studiata la placenta di un caso controllo, caratterizzato da nascita alla stessa settimana di gestazione e peso del feto nella norma (15 casi); da ogni placenta verrà prelevata un quantità definita e fissa (in peso) di parenchima e immediatamente congelata in azoto liquido. Da ogni campione varrà estratto il DNA totale (nucleare e mitocondriale) su cui verrà eseguita una real time PCR per actina per il DNA genomico e per il gene ND1 per il DNA mitocondriale. Verrà quindi calcolata la quantità di DNA mitocondriale rispetto alla quantità di DNA genomico.(3)
Sulla placenta residua sarà eseguito un esame istologico per verificarne le caratteristiche morfologiche e la presenza di eventuali patologie.
I dati rilevati verranno sottoposti a verifica statistica di significatività.
(1) Bernirschke K, Kaufmann P, Baergen R in "Pathology of the Human Placenta" 5th edition, Springer Ed.
(2) Rocher C et al , J Bioenerg Biomembr (2008) 40:59-67.
(3) Tseng LM et al, Genes Chromosomes & Cancer (2006) 45:629-638.