Paul Grice sostiene che nella conversazione ordinaria si seguano, sia pure inconsciamente, alcune regole (dette "massime conversazionali") che permettono al parlante e all'ascoltatore, rispettivamente, di intendere e di inferire un senso ulteriore rispetto al significato letterale di ciò che è detto (what is said).
Il presente progetto di ricerca si propone di adattare le massime conversazionali, originariamente formulate da Grice per il solo linguaggio descrittivo, al linguaggio normativo, ossia a quel linguaggio che mira, non a descrivere la realtà e a fornire informazioni, bensì a dirigere il comportamento altrui. In particolare, la ricerca sarà suddivisa in tre parti.
La prima parte sarà dedicata ad esporre la teoria di Grice, analizzandone soprattutto gli aspetti più problematici (quali il requisito dell'intenzionalità, il concetto di "what is said" e la presunta circolarità interna a tale teoria battezzata, recentemente, "Grice's circle").
Nella seconda parte, dopo aver esaminato il concetto, niente affatto pacifico, di linguaggio normativo, si procederà a riformulare le massime griceane ai fini di renderle applicabili anche a tale linguaggio: ciò soprattutto al fine di risolvere o, almeno, di chiarire, alcuni paradossi o anomalie normative ricorrendo alla teoria di Grice.
La terza ed ultima parte sarà dedicata a sondare la possibilità di applicare la teoria di Grice anche al linguaggio giuridico e, in particolare, all'interpretazione degli atti normativi autonomi (contratti, testamenti e altri negozi giuridici).