Identificazione precoce di mutazioni che condizionano la risposta virologica a farmaci antivirali in pazienti affetti da epatite cronica B
Progetto Presupposti: L'epatite B è un problema sanitario mondiale, con una stima dell'OMS di 400 milioni di portatori nel mondo, il 75% dei quali risiede in Asia e nel Pacifico occidentale. A causa dell'immigrazione, si sta osservando un incremento di casi anche in Paesi precedentemente considerati a bassa prevalenza come gli Stati Uniti e l'Europa. Sono disponibili in Italia 5 molecole per il trattamento dell'epatite cronica B (HBV): interferone pegilato e standard, analoghi nucleosidici come lamivudina, entecavir e telbivudina; analoghi nucleotidici come adefovir dipivoxil e a breve sarà disponibile anche tenofovir. Tali farmaci non sono generalmente in grado di eradicare l'infezione, per tanto l'obiettivo è controllare la malattia inibendo la replicazione virale a livelli clinicamente non significativi. Per tale motivo la terapia che si basa sull'uso di nucleos(t)idici ha generalmente durata illimitata. Tale strategia terapeutica è però gravata da scarsità di informazioni sulla sicurezza dei farmaci a lungo termine e selezione di ceppi virali mutati resistenti al farmaco antivirale. Per tale motivo diventa di fondamentale importanza identificare i pazienti con mancata risposta (mancata riduzione a meno di 1 log della carica virale rispetto al basale in 12 settimane), con risposta parziale e in fine con resistenza crociata (la stessa mutazione conferisce ridotta sensibilità a diversi farmaci antivirali). Tali condizioni si associano ad un auemtato rischio di farmaco-resistenza e quindi di fallimento terapeutico. Studi recenti hanno dimostrato che la migliore strategia possibile è l'aggiunta precoce di un secondo farmaco antivirale (generalmente un nucleotidico ad un nucleotidico) appena si dimostra la resistenza virologica (cioè senza attendere il flare epatitico clinicamente significativo, "add-on precoce").
Obiettivi e descrizione della ricerca: Scopo della ricerca è l'identificazione al basale di ceppi virali che possano condizionare la "primary non response" o la "partial response" e "cross resistance". Scopo secondario del nostro studio sarà dimostrare se l'immediata modifica della strategia sia efficace in una coorte di pazienti affetti da epatite cronica B messi in terapia con entecavir a partire dal maggio 2007. Previo consenso informato all'inizio dello studio, un campione di siero viene raccolto ad ogni time point e congelato. Tutti i campioni al basale e ai successivi controlli se ancora positivi vengono testati mediante InnoLipa V2 e V3 per l'identificazione di mutazioni note ai farmaci attualmente disponibili. In alcuni casi verrà utilizzato il sequenziamento diretto per identificare mutazioni non note. In tutti i campioni verrà inoltre identificato il genotipo virale al basale, il cui significato nella risposta alla terapia antivirale non è ancora chiarito dagli studi disponibili in letteratura. In tutti i campioni i livelli di viremia verranno misurati mediante real-time PCR quantitativa con limite di sensibilità di circa 35 copie/ml.