Scopo della presente ricerca è la determinazione dell'assetto delle competenze statali e regionali che, in ragione delle modifiche apportate all'art. 117 della Costituzione dalla legge costituzionale n. 3 del 2001, caratterizzano il settore del servizio idrico.
Come noto la materia dei servizi pubblici locali, tradizionalmente comprensiva delle attività di captazione, adduzione, distribuzione e riciclo delle acque, non è rinvenibile né tra gli elenchi di competenza esclusiva dello Stato né tra quelli di competenza concorrente. Muovendo da tale dato normativo, all'indomani della novella costituzionale parte della dottrina giuspubblicistica aveva concluso nel senso che la Costituzione attribuisse alle Regioni una competenza esclusiva in questo settore (ai sensi dell¿art. 117, comma 4, Cost.).
Una simile ricostruzione, basata su una lettura forse troppo formale degli enunciati costituzionali, non è stata seguita dal legislatore statale, il quale ancora nel 2006 ha provveduto a riordinare l'intera disciplina dei servizi idrici al fine di adeguarla ad alcune direttive comunitarie. Ciò ha spinto le Regioni a censurare davanti alla Corte costituzionale il decreto legislativo n. 152, recante il Codice dell'Ambiente, al fine di fare rispettare i poteri che in linea teorica la novellata Costituzione avrebbe riconosciuto loro e che in via di fatto esse hanno esercitato, adottando provvedimenti regionali che in diversi punti si discostano dalle scelte precedentemente compiute a livello statale. Anche questi ultimi sono stati a loro impugnati dallo Stato davanti alla Corte costituzionale, specialmente nelle parti in cui gli enti regionali si sono attribuiti la competenza a determinare le modalità di gestione del servizio, così derogando ai principi che erano stati accolti su questi punto dal legislatore statale.
Nel momento in cui si scrive, entrambi i ricorsi sono pendenti nel registro dei ricorsi della Corte costituzionale. Risulta perciò evidente l'importanza che la comunità scientifica offra ai giudici di palazzo della Consulta argomenti favorevoli e contrari alla titolarità della competenza in capo allo Stato ovvero alle Regioni in un settore di enorme interesse per la vita della comunità.
L'analisi, oltre che fare riferimento al processo normativo di sviluppo che ha storicamente caratterizzato il settore dei servizi idrici in Italia, si rivolgerà alla giurisprudenza costituzionale adottata successivamente alla riforma del 2001 in materia di servizi pubblici locali. Nelle decisioni della Corte si andrà alla ricerca di criteri di riparto delle competenze che potrebbero interessare la materia de qua, guardando in particolare alle pronunce che hanno avuto ad oggetto il Codice delle autonomie locali.
Sulla base dei risultati ottenuti, si provvederà a indicare le possibili soluzioni al problema del riparto delle competenze normative nel settore in esame, tanto in prospettiva de jure condito, quanto in una prospettiva de jure condendo.