Ci si prefigge di analizzare e mettere in rilievo l'influenza teorica del marxismo e quella del socialismo partitico sul liberalismo ideale e tra la 1° guerra mondiale e l'esordio del fascismo. Gli anni venti del Novecento sono cruciali per la storia della cultura politica italiana, in particolare dal punto di vista del liberalismo sia teorico sia pratico-politico. Vale la pena di capire perché Giovanni Giolitti, tanto spesso incolpato dagli uomini di cultura del primo ventennio del secolo di corrompere il sistema rappresentativo con un metodo di governo spregiudicato, se non malavitoso, e accusato comunque di esprimere un liberalismo empirico fatto di tatticismi e di compromessi, offre al difensore più noto in Europa della serietà scientifica di fare la sua prova sul terreno della prassi politica. L'indagine sui taccuini di Croce e su altri documenti d'archivio dovrebbe portare ad importanti riflessioni sia sulle linee guida seguite dal filosofo e sui motivi della sua accettazione della carica di ministro della Pubblica Istruzione (giugno-luglio 1921) sia sull'influenza, su di lui esercitata fin dal primo decennio del Novecento, dal giudizio di Marx sulla storia con i connessi concetti di utilità e di forza e dalle posizioni socialiste che si venivano affermando in Italia. Si chiarirebbe così come in un'ottica liberale potessero essere affermati insieme sia il criterio della morale sia quello di utilità e di potenza.
Inoltre occorrerebbe chiarire le relazioni tra le scelte di politica scolastica, compresa la battaglia per la riforma della scuola che accomunò esponenti liberali e politici cattolici, e quelle adottate dagli altri ministri dello stesso governo.
Altro obbiettivo da chiarire: l'importanza della difesa della morale che si collegava in Croce come in un altro liberale, (prima giovane e più attivo nella diffusione a largo raggio di idee innovative) il Gobetti, al tema della fede. A differenza di Croce, Gobetti considerava fallito il Risorgimento perché - realizzato per volontà di pochi - non aveva mutato le coscienze come aveva fatto la riforma religiosa, né aveva portato un cambiamento nella vita economica. Emblematico ma da collegare con una minuta ricerca tutto il percorso 1922-25 l'ultimo articolo dell'8 novembre 1925 comparso su "La Rivoluzione liberale", che rivela il punto d'incontro fra la rielaborazione del liberalismo e il ripensamento del marxismo. Gobetti non aderisce al marxismo ma ad un liberalismo dialettico che accetta la lotta di classe per superarla inserendola nel vivo del percorso storico. Parte dalla domanda circa l'importanza, per lo sviluppo della potenza economica di una nazione, del tenore di vita più alto o più basso delle masse. E sul rapporto tra liberalismo e socialismo con analisi del marxismo c'è largo spazio di temi e fonti non ancora trattati nel caso emblematico e al tempo stesso di grande coinvolgimento individuale di Carlo Rosselli.