Il recovery è definito come la remissione spontanea dei sintomi in piante infette da patogeno. Nell'ambito delle fitoplasmosi, tale fenomeno è stato osservato in piante di melo e in vite, nonostante le cause non siano ancora state chiarite. Tuttavia, recenti studi, hanno evidenziato sia il coinvolgimento della risposta sistemica acquisita (SAR), sia il coinvolgimento di popolazioni endofitiche fungine. Inoltre va sottolineato che, anche i batteri endosimbionti sono in grado di ridurre e prevenire i danni provocati dai patogeni attraverso diversi meccanismi, quali la competizione per una data nicchia ecologica o per un substrato, la produzione di inibitori allelochimici (siderofori, antibiotici, enzimi litici) e l'attivazione della resistenza sistemica indotta (ISR) nella pianta ospite.
Recentemente, è stata caratterizzata la comunità batterica endofita associata alla vite attraverso l'utilizzo di metodi dipendenti e indipendenti dalla coltivazione della comunità stessa, individuando le specie batteriche in essa presenti. In particolare, mediante l'LH-PCR (Length Heterogeneity-PCR) sono state evidenziate differenze nella composizione della comunità batterica in viti sane, infette (con sintomi tipici dei giallumi) e risanate. Inoltre, tale studio ha permesso di rilevare la presenza, in vite, di una specie batterica dominante: Pantoea agglomerans. Alcuni ceppi di questo batterio sono in grado di produrre sostanze anti-microbiche, quali la Pantocina A e la Pantocina B, attive contro diversi batteri, come ad esempio Erwinia amylovora, agente causale del colpo di fuoco batterico.
Il progetto prevede di caratterizzare e tipizzare P. agglomerans, mediante sequenziamento del gene codificante l'RNA ribosomiale 16S, e la ricerca dei geni associati alla presenza di sostanze antimicrobiche, al fine di valutarne il possibile ruolo antagonista e un eventuale coinvolgimento nel risanamento spontaneo di viti infette da giallumi. Inoltre, per acquisire informazioni circa la loro localizzazione all'interno delle viti, saranno effettuate prove di microscopia elettronica e di ibridazione in situ. A tale scopo, saranno disegnate sonde specifiche sia per P. agglomerans che per i fitoplasmi agenti di giallumi in vite, utilizzando oligonucleotidi (20-25 mer) in grado di riconoscere sequenze specifiche appartenenti a ciascun batterio. Le sonde saranno marcate con fluorocromi che possiedono un differente spettro di emissione, o con biotina o digossigenina . Tali analisi permetteranno di evidenziare l'eventuale co-localizzazione tra P. agglomerans e i fitoplasmi, evento necessario per l'utilizzo di tale batterio come agente di biocontrollo.
Per valutare la distribuzione e la frequenza sia di P. agglomerans che di eventuali altri batteri endosimbionti individuati nei tessuti di vite, verranno messi a punto metodi diagnostici molecolari basati sulla real-time PCR. Tale tecnica permetterà di identificare e quantificare in modo semplice gli endofiti nelle piante ospiti.