Comparazione della resistenza nella specie virale circolante e archiviata per la scelta del regime antiretrovirale ottimale nelle nuove diagnosi di infezione da HIV-1.
Progetto Lo studio italiano START indica che nei pazienti con fallimento virologico la prevalenza della resistenza agli NRTI, NNRTI e PI negli anni 2003-2005 è rispettivamente del 72.3%, 40.2%, e 37.5%. Ciò comporta che questi pazienti, definiti potenziali trasmettitori, mantengano elevati livelli di infettività e che possano essere la fonte dell'introduzione di ceppi resistenti (resistenza primaria) in una parte considerevole dei soggetti a nuova sieroconversione i quali hanno opzioni terapeutiche compromesse, sia in termini di efficacia che di durata.
Secondo le stime del Centro Operativo AIDS dell¿Istituto Superiore di Sanità nell¿area metropolitana di Milano il tasso di incidenza di AIDS continua ad essere molto elevato (5.3 persone per 100.000 abitanti) e un numero approssimativo di 200 nuove infezioni per anno vengono diagnosticate e seguite presso le 3 Divisioni Cliniche dell¿Ospedale ¿L. Sacco¿, di cui l¿80% è rappresentato da individui con infezione cronica con compromissione avanzata del sistema immunitario, che richiedono un trattamento antiretrovirale a breve termine.
In accordo con le ultime Linee Guida per il trattamento dell¿infezione da HIV-1 un saggio di resistenza deve precedere le decisioni relative al regime antiretrovirale di prima linea nelle aree in cui la resistenza primaria è superiore al 5%. Studi precedenti hanno indicato che le prevalenze delle mutazioni trasmesse sono più elevate nei soggetti a sieroconversione recente rispetto ai pazienti con un¿infezione cronica, in quanto la ridotta capacità replicativa dei ceppi virali mutati comporta la loro sostituzione da parte dei ceppi wild-type. Tuttavia alla sieroconversione avviene l¿integrazione delle specie mutate, ovvero la loro archiviazione nel DNA delle cellule mononucleate di sangue periferico e i ceppi mutati sono proni a riemergere quando viene somministrato un regime contenente uno o più farmaci ai quali il virus è resistente con mancata negativizzazione della carica virale e mancato recupero dei linfociti CD4 nei tempi attesi e fallimento precoce del primo regime terapeutico.
Questo studio intende valutare quanto il genotipo per lo studio delle mutazioni associate a resistenza, condotto sulle specie virali archiviate (DNA provirale), eseguito in aggiunta ad un saggio sul plasma, può essere utile per la scelta del regime antiretrovirale di prima linea.
Lo studio che intendiamo condurre è di tipo longitudinale, osservazionale ed in aperto. Presso le 3 Divisioni Cliniche dell¿Ospedale ¿L. Sacco¿ verranno arruolati, su base consecutiva, tutti i pazienti con nuova diagnosi di infezione da HIV-1, stimati nell¿ordine di 150 soggetti dall¿Ottobre 2008 al Settembre 2009.
Obiettivi specifici dello studio sono l¿analisi della prevalenza della resistenza primaria di HIV-1 sia nel plasma sia nei PBMC alle diverse classi dei farmaci antiretrovirali e l¿analisi della correlazione della resistenza agli antiretrovirali nei compartimenti plasmatici e cellulare.