L'agire morale è stato, negli ultimi decenni, relegato a un posto di secondo piano dalla sociologia, come ben ricorda Bauman a partire dal suo testo sul rapporto fra modernità e olocausto (1992). Il risultato è che, a fronte di una serie rilevante di rinnovati studi filosofici sul tema, anche di tradizione analitica (Williams, 2007; Hare; 2005), di una ventata di naturalismo apportata dalle scienze cognitive (per es. Hauser, 2007) e di qualche contributo di psicologia sociale (cfr. Ravenna, 2004), le scienze sociali, in particolare in Italia, ignorano due fondamentali questioni: da un lato, per dirla con uno dei rari sociologi di fama mondiale che si interessa a tali tematiche (Alexander, 2007), il problema della costruzione sociale del male (e, ovviamente, del bene) e della connessa storicità della competenza morale; dall'altro, l'analisi della pratica morale, soprattutto per quanto riguarda il tema della disobbedienza all¿autorità a fini morali e dell'autonomia individuale di fronte ai codici etici.
Il progetto di ricerca intende dunque tentare un approccio multidisciplinare - facendo appello a risorse filosofiche, antropologiche, psicologiche e naturalmente sociologiche - al tema dell'azione morale, partendo da un approccio disposizionale e di teoria della pratica (cfr. Bourdieu, 1980). Dal punto di vista empirico un primo passo sarà distinguere fra altruismo eroico, dove si mette in pericolo la propria vita, e altruismo convenzionale (Oliner e Oliner, 1988), onde verificare se, da un punto di vista disposizionale, tali azioni richiedano habitus differenti o non si tratti invece di un continuum retto dalle stesse disposizioni; un secondo passo sarà la distinzione fra azioni che comportino la rottura con il proprio gruppo di appartenenza o meno; non è un caso che lo Yad Vashem conferisca l'onorificenza del Giardino dei Giusti solamente ai non ebrei, rimarcando così che seppure l'azione morale ha un'ampia varietà di manifestazioni, dal cedere il posto sull'autobus al salvare una vita, andare contro le norme o le tendenze del proprio gruppo di riferimento ha una specificità tutta particolare. Non ci si accontenterà dunque delle testimonianze, dirette o indirette (tramite interviste effettuate in prima persona o lettura di prese di posizione riportate dagli organi di informazione), dell'azione di agenti che si sono trovati a spezzare i vincoli della propria appartenenza attraverso un'azione morale (ad esempio, soldati che denunciano i commilitoni responsabili di massacri), ma si cercherà di ricostruirne le biografie, le traiettorie che li hanno portati ad occupare una posizione all'interno del campo con cui hanno rotto con la loro azione, ricomprendendo nell'analisi anche la storia dei campi stessi, altro elemento particolarmente rilevante per cogliere in quale modo la disposizione si sia trovata in contrapposizione con lo stato del campo.