La disciplina del lavoro extracomunitario dalla procedura di ingresso alle condizioni di permanenza
Progetto A distanza di oltre un lustro dalla entrata in vigore della legge 30 luglio 2002, n. 189, la disciplina relativa all¿ingresso e al soggiorno per motivi di lavoro continua a rappresentare uno degli aspetti più controversi della legislazione in materia di immigrazione, costituendo per molti versi il principale terreno di confronto, non immune da pregiudiziali politiche, tra le diverse ed opposte posizioni in materia. Ad essere oggetto di dibattito è in particolare la grave ineffettività della disciplina e per ciò che concerne gli aspetti lavoristici la perdurante incapacità di tali norme di agevolare un ordinato incontro tra domanda e offerta di lavoro.
La natura estremamente farraginosa della procedura di ingresso che si articola in una serie di adempimenti non privi di una certa complessità si è dimostrata alla prova dei fatti largamente inidonea a garantire un adeguato coordinamento tra programmazione e determinazione dei flussi di ingresso e capacità di assorbimento del mercato del lavoro. Certamente il compito del legislatore non è tra i più agevoli, dovendosi coniugare esigenze tipiche di ordine pubblico connesse al controllo degli ingressi con le richieste di manodopera ripetutamente manifestate dal nostro sistema produttivo.
Non mancano tuttavia nella disciplina aspetti profondamente contraddittori che ne pregiudicano inevitabilmente il grado di effettività. Tra questi si segnalano l¿abbondante intervento di circolari amministrative non sempre conformi al dettato legislativo e talvolta in contrasto tra loro, la mancata previsione di un meccanismo di coordinamento su base territoriale circa la definizione delle quote annuali di ingresso, l¿imposizione di un sistema di chiamata tipicamente nominativo in assenza di un preventivo incontro tra domanda e offerta di lavoro, l¿abrogazione dell¿istituto del c.d. sponsor in precedenza disciplinato dall¿art. 23 del d.lgs. n. 286 del 1998 (T.U.) e infine l¿introduzione del contratto di soggiorno, la cui stipulazione tra datore di lavoro, italiano o straniero regolarmente soggiornante in Italia, e lavoratore extracomunitario (art. 5, comma 3 bis, T.U.), costituisce condizione essenziale per il rilascio del permesso di soggiorno.
Gli aspetti appena indicati, in aggiunta agli ulteriori e non sempre necessari adempimenti formali richiesti dalla normativa, sono all¿origine dei numerosi e gravi ritardi che si riscontrano nel funzionamento degli uffici amministrativi chiamati a vario titolo ad intervenire nella gestione dei flussi di ingresso.
Obiettivo della presente ricerca è quello di approfondire, dopo aver delineato i profili generali dell¿intera disciplina, i passaggi più intricati dell¿intera procedura di ingresso e degli adempimenti richiesti nella fase successiva nell¿intento di verificarne l¿effettività e l¿utilità ai fini di un positivo e controllato incontro tra domanda e offerta di lavoro.