Per mezzo dell'analogia giuridica si applica la conseguenza giuridica prevista da una norma ad una fattispecie concreta riconducibile ad una classe di casi diversa, ma simile in maniera rilevante alla classe di casi contemplata dalla norma. Per dirla con le parole di Amedeo G. Conte" l'interpretazione analogica della norma: 'Se p, deve a' darà ad essa questa forma: 'Se p o se q analogo a p, deve a'. 'p' e 'q' indicano classi di comportamenti mentre 'a' indica le conseguenze giuridiche dei comportamenti contemplati nella pròtasi" . Il criterio per mezzo del quale si stabilisce la rilevanza della somiglianza, vale dire in che senso p è analogo a q, è indicato dai giuristi e dai teorici del diritto, di consueto, nella ratio legis: denominata a volte semplicemente ratio, o ragione giustificatrice, o fondamento, o, come in Norberto Bobbio, ragion sufficiente della norma e viene variamente caratterizzata.
Anche i giuristi e i giudici sono soliti rintracciare nella ratio di una o più norme il criterio consente di stabilire la rilevanza della somiglianza, ed anche di operare l¿estensione della conseguenza giuridica da essa/e prevista alla fattispecie non regolata . La ratio rappresenta l'elemento valutativo del ragionamento analogico. L'analogia ha un senso o si pone in armonia col sistema razionale del diritto solo se la ratio non è determinabile, per così dire, a piacimento dall'interprete.
In termini molto generici può dirsi teleologica qualsiasi interpretazione di una o più norme per la quale il significato della norma stessa è determinato avendo riguardo al fine (o ai fini) da essa perseguiti. Se si guarda all'uso della nozione di ratio legis fatto dai giudici e giuristi non si può fare a meno di riscontrarne la elevata vaghezza e l'ambiguità .
L'intento della ricerca è dunque quello di studiare a fondo taluni aspetti dell'analogia giuridica ed in particolare la sua componente valutativa (la ratio legis) al fine di costruire un modello argomentativo di analogia giuridica capace di fornire alcuni elementi di controllo dei ragionamenti analogici praticati da giuristi e giudici. Per farlo il discorso sull'analogia va inserito nel quadro più ampio del ragionamento giuridico e della sua giustificazione, nonché della distinzione tra interpretazione e integrazione giuridica.