Benché la vicenda normativa della previdenza complementare abbia seguito itinerari storici e sistematici molto eterogenei, si registrano, negli anni recenti, una parziale convergenza degli indirizzi di policy nazionali, e assonanze negli items che caratterizzano i dibattiti politico-legislativi nazionali.
La piena maturità e il primario rilievo ormai raggiunti dalla previdenza complementare nei diversi ordinamenti, rendono oggi possibile la messa a fuoco, in chiave comparata, delle molteplici problematiche giuridiche che accompagnano la previdenza complementare nei diversi Paesi. Il criterio ordinatore adottato per condurre l'indagine è quello del sistema delle fonti: s'intende studiare, in prospettiva comparata, i problemi teorico-sistematici e pratico-esegetici sollevati dalla dinamica delle fonti regolative della previdenza complementare.
Specifica attenzione sarà dedicata all¿operatività del principio di non discriminazione, e più in generale alle questioni sollevate dal problematico incontro tra la previdenza complementare e specifici gruppi professionali, quali le donne, i lavoratori anziani, i lavoratori immigrati, i lavoratori cdd. ¿atipici¿.
Sulla possibilità di maturare il diritto a pensione complementare influiscono considerevolmente sia il tipo di lavoro svolto ¿ a tempo parziale, a termine, interinale - , sia alcune particolari condizioni del soggetto, quali il genere o la situazione di handicap, che incidono sulla definizione dell¿età pensionabile. Appare dunque necessario verificare se e in che modo le legislazioni dei paesi della Comunità europea si siano fatte carico delle suddette questioni e quali strumenti siano stati approntati per garantire da un lato le pari opportunità nell¿accesso e nel godimento delle prestazioni di previdenza complementare e dall¿altro la neutralizzazione degli effetti negativi che la flessibilità del lavoro ha sul piano pensionistico.