Infezioni naturali da Cryptosporidium nei suini sono state descritte in tutto il mondo e sono state osservate con maggiore frequenza in soggetti dai 3 giorni di vita fino all¿età dello svezzamento (De Graaf et al., 1999). La malattia si manifesta prevalentemente in animali fra le sei e le dodici settimane di vita, ha in genere andamento subclinico rispetto ai ruminanti e i suinetti colpiti hanno una diarrea autolimitante. All¿esame istopatologico si riscontrano alterazioni analoghe a quelle osservate nel vitello, quali atrofia e fusione dei villi del digiuno, che possono inficiare l¿incremento ponderale e la conversione degli alimenti. Alcuni autori ritengono che, anche nel suino, Cryptosporidium rappresenti un enteropatogeno sia nel periodo pre-svezzamento sia nel post-svezzamento associato eventualmente ad altri enteropatogeni. Il suino può ospitare 2 genotipi di Cryptosporidium (genotipo porcino I e II) ben adattati all¿ospite e largamente diffusi. Attualmente, il genotipo I è riconosciuto come specie valida, C. suis (Ryan et al 2004). Il suino può albergare anche il genotipo bovino di C. parvum, di cui è noto il potere zoonosico. Tenuto conto di questi presupposti, la ricerca per cui si presenta richiesta di finanziamento costituisce la continuazione di un filone iniziato in precedenza il cui obiettivo principale era determinare la prevalenza di Cryptosporidium in aziende suinicole presenti in Lombardia. Nel corso di queste indagini, il protozoo è risultato presente nel 68.75% degli allevamenti. Relativamente al rischio di infezione, è emerso che i magroni sono quelli più esposti. Tali indagini hanno dimostrato che Cryptosporidium ha una elevata diffusione nell¿allevamento industriale lombardo smentendo le aspettative. In Italia finora erano riportate solo alcune sporadiche segnalazioni relative a casi clinicamente manifesti. Per altro, analisi molecolari hanno consentito di individuare la presenza di due genotipi, C. suis e il genotipo porcino II ambedue nei magroni. Inoltre, il genotipo porcino II sembra essere isolato soprattutto in allevamenti con elevate prevalenze. Sulla base di questi risultati, si propone un tema di ricerca che ha lo scopo di determinare il ruolo di Cryptosporidium nel post-svezzamento in cui il suino è sottoposto a numerosi stressors che possono interferire sull¿efficacia della risposta immunitaria alterando l¿equilibrio della flora intestinale e rendendo questo animale più suscettibile a diversi patogeni enterici. In particolare, gli obiettivi del programma di ricerca sono mirati ad individuare in allevamenti selezionati la correlazione tra l¿infezione da Cryptosporidium e la comparsa della diarrea, a valutare l¿associazione tra protozoo ed altri enteropatogeni. Inoltre, saranno analizzati i fattori di rischio associati alla presenza di Cryptosporidium basandosi su una scheda di rilevamento dati per ogni azienda oggetto di campionamento.