Micorrizazione con ceppi fungini selezionati, di piante acidofile micropropagate(Rhododendron s.p.p. e Vaccinium corymbosum) e valutazione dell'adattamento delle piante micorrizate ai diversi ambienti colturali.
Progetto Le micorrize svolgono non solo un ruolo ecologico sulle piante spontanee ma assumono anche un notevole interesse nello sviluppo di una agricoltura sostenibile. Da diversi anni sono in corso ricerche su un gruppo di funghi micorrizici simbionti delle Ericales, che formano nelle radici un¿associazione endomicorrizica particolare, chiamata ericoide (Harley, 1969; Read e Stribley, 1973). La simbiosi permette alle piante di colonizzare suoli molto poveri, acidi, con lenti processi di mineralizzazione, ricchi di ioni metallici generalmente fitotossici (Read e Stribley, 1975). Questi funghi producono un¿insieme di enzimi extracellulari che li rendono in grado di degradare e di utilizzare i composti organici del suolo, inclusa chitina, lignina e anche i tannini, tra cui , ad esempio, le fosfatasi, efficaci nel migliorare l¿assunzione di fosforo da parte della pianta ospite (Leake e Read, 1991). In natura, al mirtillo è sempre stata attribuita la simbiosi con endomicorrize di Ascomiceti appartenenti al genere Hymenoscyphus (Boyer et al., 1982; Powell e Bates, 1981), ma recenti studi indicano che assai probabilmente il numero dei funghi micorrizici coinvolti è più ampio, comprendendo ad esempio funghi appartenenti al genere Oidiodendron (Perotto et al., 1995).
Per la valutazione degli effetti delle micorrize è necessario disporre di tecniche di inoculo che permettano lo studio in vivo dei ceppi fungini isolati e moltiplicati in vitro. Le piante micropropagate sono il materiale più adatto per condurre queste prove in quanto prodotte in ambiente asettico e radicate su substrato sterile. Nel corso delle ricerche proposte verranno continuate le osservazioni in campo già in atto su una decina di cultivar di V. corymbosum micorrizate con diversi ceppi fungini: Hymenoscyphus ericae, alcuni miceli sterili non classificati, isolati in Piemonte (miceli G, I e PS IV) e in Francia (Duclos IX) e due miceli fruttificanti di Oidiodendron griseum e O. citrinum, e verranno estese le ricerche già iniziate in vitro su diverse cv commerciali di Azalea e Rododendro.
L¿attività dei ceppi utilizzati sarà valutata sia attraverso la misura degli accrescimenti (allungamento del germoglio primario, numero e lunghezza dei germogli secondari), confrontando fra loro le piante micorrizate con le diverse micorrize con quelle di controllo non micorrizate, che stimando al microscopio l¿entità di micorizzazione attraverso la colorazione delle cellule radicali infettate.
La valutazione del comportamento delle piante micorrizate verrà fatta dapprima in contenitore, in quanto la coltura in contenitore consente di utilizzare, in un medesimo ambiente, terreni di coltura differenti e di studiare, in condizioni omogenee le interazioni fra micorriza e nutrizione minerale.
In un secondo tempo ci si propone di studiare l¿adattamento delle diverse cultivar e delle diverse micorrize alle differenti situazioni pedoclimatiche in pieno campo.