La ricerca dell'unità diretta dal prof. Paolo Bosisio si pone come obiettivo primo la ricostruzione storico critica della biografia e dell'attività artistica dei padri fondatori del teatro di regia in Italia. Fra questi, risulta davvero esemplare la figura di Luchino Visconti (1906-1976) il quale, a fianco di una costante attività cinematografica, fornisce un contributo straordinario all¿affermazione della regia in Italia, presentando, sia sul fronte dei classici, sia su quello delle novità italiane e straniere, una serie di spettacoli di indimenticabile nitore e impareggiabile perfezione. La chiave delle sue regie, costruite su atmosfere di lirico realismo, si può cogliere nella confluenza di una cultura ricchissima e di una singolare sensibilità artistica. Visconti fa della regia la chiave di volta di un complesso e articolato progetto spettacolistico che, dalla scelta originale e dalla intelligente lettura del testo, transita attraverso un virtuosistico perfezionismo di particolari, operando a che tutto in scena ¿ non solo la recitazione e la parola, ma le scene, i costumi, gli oggetti, la luce, il trucco, le musiche ¿ concorrano con coerenza all¿espressione di una lettura critica organica capace di porsi come un¿opera d¿arte strettamente connessa e a un tempo indipendente e autonoma rispetto al testo drammaturgico. Accanto a Visconti, di importanza storica rilevante si conferma l'attività di Giorgio Strehler (1921-1997), che ha firmato la regia di circa tre quarti delle produzioni del Piccolo Teatro. Gli assi portanti del suo repertorio sono costituiti dalla serie di regie goldoniane, da quella degli allestimenti brechtiani e cechoviani, dagli spettacoli shakespeariani, accanto a importanti excursus nell¿opera di Strindberg e Pirandello e nel teatro in lingua milanese di Carlo Bertolazzi. Fra i meriti di Strehler basti menzionare la scelta costante di un repertorio aperto ai classici, come alle novità, senza concessioni di sorta alle esigenze commerciali e di comodo; la lettura sempre filologicamente attenta e rispettosa dei testi, con esiti di scoperta e riscoperta talvolta determinanti (si pensi al capovolgimento da lui attuato della tradizione interpretativa apocrifa di Goldoni); la genialità dell¿interpretazione registica, capace di declinarsi secondo un numero infinito di variabili negli impasti sempre nuovi di linguaggi scenici diversi; la coerenza di uno stile che suggestivamente è stato definito realismo poetico in cui l¿aspirazione a un rapporto sempre vivo e dialettico con la realtà ¿ destinato a svolgere un¿importante funzione nella coscienza politica, sociale e culturale della nazione ¿ sa coniugarsi con i toni delicati di una poesia della scena di statura assoluta. Fra i maggiori artefici del nostro grande teatro di regia, l'unità di ricerca si pone il compito di indagare l'attività almeno di Luigi Squarzina (1922) e Gianfranco de Bosio (1924).