<>. Così, trenta anni fa, Blazer and Moynihan declinavano il tema dell¿interferenza crescente delle lobbies etniche nella politica estera Usa. Interferenza che prontamente cominciò ad aumentare una volta archiviata la parentesi bipolare, cioè archiviata quella grande inimicizia internazionale che aveva per oltre quaranta anni permesso agli Usa di contenere l¿azione delle numerose fazioni etniche interne.
Ma non fu solo la scomparsa dell¿inimicizia sovietica a innescare questo aumento dell¿interferenza dell¿assertività delle lobbies etniche nel foreign policy making americano. Rilassata da una supremazia di potenza senza eguali nella storia delle relazioni internazionali, l¿amministrazione Clinton decise di favorire l¿irruzione delle lobbies etniche nel foreign policy making americano, vedendo nella polietnicità della società americana un fattore strategico importante da sfruttare per meglio gestire gli interessi americani ai quattro angoli del globo. Ma, come venne presto denunciato, così involontariamente limitando la capacità, per l¿unica superpotenza rimasta, di darsi una politica estera coerente e soprattutto sganciata dalla mediazione quotidiana ed estenuante con gli interessi parziali delle numerose lobbies etniche presenti al suo interno.
Questo sforzo delle lobbies etniche nel condizionare il foreign policy making americano divenne poi ancora più incisivo nel corso degli anni Novanta del XX secolo, grazie ad altri due fattori: la riluttanza crescente dei sempre più numerosi gruppi etnici di matrice diasporica a recidere i legami con le proprie patrie d¿origine; la crisi dell¿identità nazionale americana a causa del processo di ispanizzazione di un numero crescente di stati della federazione. Due fattori, questi, prontamente e con vigore denunciati da numerosi studiosi impegnati a evidenziare non solo il rischio di uno scontro di civiltà all¿interno degli Usa, ma soprattutto il rischio di paralisi del foreign policy making americano, condannato, alla paralisi dai troppi attori impegnati a dare forma alla politica estera americana coerentemente non con l¿interesse nazionale ma con quello (proprio) particolare. L¿esito sarebbe stato il caos identitario, l¿impossibilità di definire l¿identità nazionale americana e, di conseguenza, le priorità in politica estera.
Questo studio si propone di esaminare proprio le conseguenze dell¿avvento e del consolidamento di una hyphenated foreign policy a Washington, destabilizzante non solo per la politica estera americana ma, di riflesso, per le relazioni internazionali.